
Editoriale
Sergio Zavoli e i ghost-fake del Terzo Millennio
“La rivoluzione non è più il cambiamento, è la velocità del cambiamento.”(Sergio Zavoli)
Un buon reporter riferisce i fatti, un grande reporter ne afferra il “senso” mentre un cattivo reporter, li plasma per confezionarne il “senso” a suo piacimento o per quello di qualcun altro. Tutto questo è cosa nota. Ma un nuovo termine composto da due paroline, si sta bevendo a ritmo veloce la credibilità del mondo dell’informazione: GHOST-FAKE. Il neologismo della parola è stata da noi inventata per rendere in chiaro, quello che è ormai di uso comune nel web: anglicismi che fanno ormai parte della nostra quotidianità. Chi sono i Ghost-fake? Letteralmente sono due parole che piacciono tanto al Web, che di esse si ciba: “fantasma” e “falso” ma nello specifico sono i disturbatori, della notizia certificata, agiscono nell’ombra o, all’ombra di qualcun altro. Sono gli inventori del nulla a tutto tondo, nati per scoraggiare la verità e renderla meno fruibile ai più. Gente dal profilo basso ma con alte mire e, come per gli influencer, capaci di far crollare qualsiasi cosa o, viceversa, creare un falso bisogno di tendenza.
Voce, immagine o banner condiviso dai seguaci, i followers, quelli di Chiara Ferragni, autentici ma gli altri? Pare ci sia un mercato che si preoccupa di vendere profili, fan e che si muove in parallelo ai grandi testimonial; un mercato di serie B, che rosicchia tutto quello che trova e sopravvive nel Web. I sotto influencer, coloro che si nutrono di falsi seguaci, vivacchiano sulla destabilizzazione, sulla negazione di ogni cosa, sul turpiloquio, sulla diffamazione. I pregi, i talenti, le buone azioni, non attecchiscono. La cattiveria, il pettegolezzo, la diffamazione, è più veloce e fa rumore. Rende. Un’artistica invenzione del Terzo Millennio per aggirare la verità e mettere in pericolo la democrazia.
Hitler ne è un esempio e non è mai così lontano dal problema che la nostra contemporaneità sta vivendo.
La scomparsa di Sergio Zavoli, il giornalista d’inchiesta televisivo, che ha fatto scuola con i suoi appuntamenti in TV mostra l’altro rovescio della medaglia. La correttezza e competenza che gli erano proprie ben aderivano ai tempi in cui si operava, senza strafare. Il modo di porsi era elegante e, nel momento in cui i riflettori si accendevano su di lui, era come se ci chiedesse il “permesso” di raccontarci la notizia. Oggi sono solo figure obsolete, i giovani nemmeno li ricordano o li conoscono, mentre i più grandicelli, nello spalmare la sua immagine nel Web, lo hanno conosciuto per sentito dire ed invece chi lo ha vissuto realmente, lo rimpiange.
Eros Ramazzotti, lo conosciamo tutti e di lui sappiamo vita morte e miracoli; Sergio Zavoli, di cui non si discute il valore, appartiene a quella schiera di giornalisti che han fatto scuola e una diversa carriera rispetto ai colleghi di oggi, che preferiscono la politica. Zavoli fu Presidente di Rai Radiotelevisione Italiana RTV Sanmarinese, e sotto la guida della televisione del Titano, permise ad un atto costitutivo cominciato nel 1991, firmato l’8 agosto, la ufficializzò come sorellina della Rai. Alla sua Presidenza successe Carmen La Sorella, mentre Zavoli rientrò in Rai. E’ stato un bravo giornalista d’inchiesta, ciò che ha realizzato è visibile, può essere letto. Ancora tante cose possiamo imparare dal suo percorso serio e preparato nel mondo della Comunicazione. Oggi, di giornalisti come Zavoli, ne nascono tantissimi, purtroppo, Internet, i Social, accendendo i cattivi istinti di chiunque, cullando nella falsità le genti del Terzo Millennio, i proseliti della tecnologia illuminata, li uccide sul nascere. Sergio Zavoli è riuscito a vedere tutto questo. Sappiamo come la pensava, grazie alle sue inchieste. Nato a Ravenna il 21 settembre 1923 è cresciuto a Rimini, città di cui diventò cittadino onorario. Se n’è andato. L’Italia tutta, non lo dimenticherà e Google, utilizzato nel modo giusto, offre questa possibilità.
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