Costume & Società
Maturità negata: la sentenza che scavalca i 18 anni”
Bari. La 48enne insegnante, Daniela Casulli, condannata nel 2024, a 7 anni e tre mesi di reclusione e ad una multa di €.75.000 per il reato di “adescamento di minorenni con produzione di materiale pedopornografico”.
Le accuse, indicano presunti rapporti sessuali con minorenni in un B&B nel capoluogo pugliese. Atti documentati da video diffusi online. L’indagine cominciata nel 2021, grazie alla denuncia di alcuni genitori che si erano accorti di contenuti espliciti, presenti nei cellulari dei figli.
La sentenza non cita la diffusione online ma il fatto stesso che i video riguardanti i minorenni, fossero già presenti sui loro cellulari, secondo la gente che sta commentando la sentenza, è da considerare “diffusione” o tentata diffusione.
La sentenza di appello di secondo grado, ha lasciato tutti sorpresi, non solo per quanto riguarda l’utilizzo di minori e la validità dei consensi dati alla loro insegnante cinquantenne. Il fatto non costituisce reato. Assoluzione piena della docente. E’ pura fantascienza? No. Un salto brusco in una realtà in una realtà che stentiamo a riconoscere.
I giovani studenti si sono resi protagonisti di video a sfondo sessuale, essendo minorenni, pedopornografici. Il ribaltamento della sentenza è sentita come una presa in giro per tutti coloro che si attendono che atti come questo, siano puniti severamente, considerando la natura del reato e di chi, l’ha favorito e voleva dirigerlo.
Ma i genitori che ancora credono che la scuola sia il baluardo dell’Istruzione, cui fare riferimento, ai fini di far arrivare ad una maturità scolastica i propri figli, si sbaglia?
Salta il concetto della maggiore età. La sentenza, di fatto, lo annulla. Favorendo, una maggiore comprensione verso reati che fanno ambiguamente il verso e da sfondo, all’odiosa pedofilia. L’assenza di dolo e il “consenso” di minorenni, fan si che vengano insigniti della maggiore età, quindi, se si accetta che fossero consenzienti e che nessuno li abbia costretti, da vittime sono di diritto imputati. Un maggiorenne lo sa, che produrre materiale con contenuti sessuali, è contro la Legge e se si diffondono online, anche peggio. Accettando di partecipare consapevolmente, si macchiano di un reato ancora più grave reato. Se si prevede un utilizzo privato, siamo difronte ad un vero e proprio atto di pedofilia. Una domanda sorge spontanea: Chi doveva goderne la visone? Può un insegnante tradire in questo modo la sua “missione” scolastica a favore delle giovani menti, manipolandole?
L’insegnante, regista alle prime armi, prometteva successo nel Web o privato, ai suoi giovani attori?
La Legge non punisce i minori ma la favola che un adulto li possa utilizzare per le proprie perversioni, senza nulla ferire, deve finire. Un adulto sa di violare la Legge, quando si appresta a farlo e con riprese video di natura sessuale, soprattutto, se le riprese includono minorenni. Un insegnante non viene meno viene meno alla funzione etica e pedagogica, del ruolo che ricopre? Egli è un agente di contenuti di maturazione e non di depravazione.
Nel diritto penale italiano, la produzione e diffusione di materiale pedopornografico è un reato, un minore non è in grado di avvertire il pericolo di quello che fa o gli fanno. Chi non si fa carico di un problema fortemente disatteso, che sta imbrattando i m uri del nostri vivere, diventa complice silenzioso e suo malgrado.
In un sistema troppo accelerato, sulle questioni dei grandi, il mondo dei nostri figli è preso d’assalto ma dimenticato e cieco alle loro istanze sottaciute. Li confondiamo, manipoliamo e addormentiamo, ma non faranno più buoni sogni.
“Le parole della legge”, non devono prestarsi ad interpretazioni, ma leggere i fatti, di una vita reale, che in questo caso, sono gravi e inequivocabili ma soprattutto moltiplicatori inconsapevoli di un disastro a catena senza precedenti.




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