Vignettopoli
Donne e Donne
Le donne parlano di loro stesse con difficoltà, hanno da sempre imparato che le emozioni e le sensazioni vanno “disciplinate” ed “esiliate” nell’alveo del non detto. Questo comporta un appiattimento della vita creativa che di solito ci dona capacità eccelse in tutte quelle attività che richiedono disciplina mentale, pensiero divergente, idee nuove.
E ci viene la nostalgia di una dignità spesso venduta per quieto vivere, per correre verso mete dettate dal sociale tout court, sempre belle, sempre in presenza, sempre accessoriate, figlie di un mondo che sovente declina al maschile le esigenze e le capacità femminili snaturandole del valore intrinseco che esse hanno. Essere donna significa rivendicare la capacità di lavorare come donne, di pensare come donne, di vivere secondo i ritmi interni che vanno rispettati e valorizzati. Leggiamo di più, lavoriamo di più, cresciamo i figli e contemporaneamente curiamo affetti e relazioni interpersonali, ma abbiamo dimenticato la sottile arte del dissenso, quella che ci permetteva, un tempo, di dare ordine e priorità alle cose significative per il nostro benessere interno ed esterno. Declinare la femminilità ci deve permettere di preservare i nostri territori, quelli dove l’essere donna è un modo di essere figlia di vite vissute dalle donne della nostra famiglia, da ricordare e usare come discrimine per non ripetere errori e stereotipi; dobbiamo ritrovare spaccati di memoria che rimodulino gli accadimenti umani in modo corretto e senza fronzoli. In questa società così poco attenta all’interiorità, spesso sbandierata e abusata, le donne devono essere di esempio per le future donne che hanno bisogno di imparare, di sapere, di vedere. Togliere il superfluo e tornare all’essenza vera dell’esistenza che rispetta il divenire e non lo considera accidente, ma ricchezza; riprendersi in carico e rivendicare come patrimonio femminile tutte le manifestazioni e gli atteggiamenti che hanno permesso la realizzazione di grandi cose. Un giorno, cadde un seme vicino ad una capanna e la donna scoprì che, se avesse ripetuto quel gesto, avrebbe sfamato i propri figli; rigettiamo questo seme “simbolico” di nuovo e iniziamo seriamente a dire “non ci piace”, “non ci interessa”, “questa cosa non è vitale per la mia esistenza”, riprendiamoci la femminilità.
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