Vignettopoli
La frenesia, metafisica della follia del XXI secolo
“La fortuna – il fors, il caso – non fa senso o piuttosto fa l’insensato del senso. Non l’insensato della follia – che suppone sempre in qualche modo d’arrivare in fondo, all’estremità del senso invece di lasciarlo ondeggiare e oscillare, né il non-senso che non è che l’inversione scricchiolante del senso – ma proprio ciò che consideriamo d’ordinario come il senso:
l’incatenamento regolato delle cause e delle conseguenze tanto quanto il rinvio delle significazioni le une alle altre.” Sono parole di Jean-Luc Nancy.
Frenesia; è la parola su cui ci vogliamo soffermare qui per portarci verso la “follia” della modernità. La velocità è un mito del nostro tempo; tutto “deve” essere rapido,sinonimo di efficienza. Tutto va consumato tutto e subito, tutto va dimenticato immediatamente per fare posto a ciò che viene dopo. Non c’è pace,non c’è quiete. La velocità porta con sé una inquietudine, il timore del vuoto della pausa, del tempo rallentato. E si faccia attenzione su come proprio il tempo che dovrebbe essere quello del “rilassamento”, della pausa, della vacanza, è diventato esso stesso un tempo di vacanza, di vuoto da riempire, un vuoto che deve colmare un vuoto, per cui lo stesso riposo è diventato un tempo di frenesia. Non ci si ferma più; sia che si lavori, sia che ci sia la vacanza, le cosiddette agognate “ferie”, che dovrebbero essere giorni di festa e dunque non di “lavoro”, in effetti diventano un “dopo-lavoro”, quasi degli straordinari. Perciò si può ben dire che ormai, l’uomo del ventunesimo secolo non conosce che la frenesia per tutto l’anno. Ora; noi ipotizziamo che la ragione di questo risultato “folle” stia nel modello “capitalistico” adottato ormai da tutto il pianeta(compreso il modello di “comunismo” cinese); e nel suo carattere fondamentale,ossia il consumo, quel “consumismo” che fu la bestia nera di P:P:Pasolini. La follia è definita Nancy quel comportamento “che suppone sempre in qualche modo di arrivare in fondo….”; la compiutezza, la perfezione. “Tutto è compiuto”, sono le ultime parole di Gesù….Sembrerebbero indicare un compimento e dunque una perfezione e dunque una “follia”, appunto una “follia della croce”, il suo scandalo. Noi intendiamo invece la frase di Gesù come un modello supremo, pradossale di “imperfezione” e dunque di limitatezza, e dunque di “fortuna” per l’uomo, quello di affidare la propria vita non al “telos”, alla finalità, ma alla “chance” direbbe Nancy, al “fortuito”; ciò che ogni istante ci porta insieme di necessario e di inatteso Si tratta allora di imparare a prendere il tempo, di affidarsi al “fortuito”. Quando ci si abbandona al “caso”, ma non per colmare un vaso fesso che non si colmerà mai, ma ad un baule, una “valigia dei sogni”, al gioco infantile della “invenzione” (latino “invenire”; andare incontro alle cose come se esse venissero a noi), allora la frenesia si fa “poesia”, creatività, arte. In essa matura quel tempo dell”inventario”, per cui i giorni non sono più un lavoro forzato, né nel lavoro né nella vacanza che porta alle pene dell’anima, alla depressione, allo stress…., un calendario di una rincorsa folle del tempo, ma ogni giorno si fa “adorazione” dell’attimo e felicità del senso e dei sensi; il paradiso in terra.
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- Roberto Borghesi