Janeleggedinotte
Sharp Objects
Ancora una volta vi presento un libro che tratta il tema dei legami familiari, sono letteralmente inciampata in Sharp Objects di Gillian Flynn, perché mi stavo occupando di un articolo sulla mamma Munchausen per procura, e il titolo di questo libro è apparso come per magia. Di magico non c’è assolutamente nulla nella vicenda di Camille Preaker, piuttosto troverete oggetti taglienti dappertutto, negli sguardi delle persone pieni di sospetto, nelle parole che pulsano sulla pelle della protagonista e soprattutto nelle azioni di una madre senza dubbio mentalmente disturbata.
Quanto può ferire non sentirsi amati dalla propria madre? Tanto. Un legame materno disfunzionale genera sempre problemi psicologici nell’età adulta, ma nella storia narrata dalla Flynn non si parla di una madre disattenta o iperprotettiva, bensì di una vera propria psicopatologia che alcune donne ( non tutte per fortuna!) sviluppano quando diventano madri. La mamma affetta da sindrome Munchausen per procura manifesta un bisogno estremo di ricevere attenzioni, di essere considerata una madre eccezionalmente brava e devota al proprio bambino nel familiare e nella collettività. Ottiene questo risultato, in modo assolutamente criminale e patologico, ovvero facendo ammalare i suoi figli, iniettando veleni o farmaci di qualsiasi genere, contaminando il loro cibo ( e altri stratagemmi macabri che ho difficoltà a descrivere…), per farli cadere in uno stato cronico di malattia in cui la presenza della mamma salvatrice è indispensabile, quest’ultima, porterà il figlio dai vari specialisti, esibirà le prove del suo impegno ad amici, conoscenti e familiari che la appoggeranno, ignorando le reali intenzioni. Il malcapitato figlio-paziente, passerà da uno stato di salute a quello di malattia cronica per molti anni se gli va bene, perché nella peggiore delle ipotesi questo tipo di “madre” si spinge in eccesso, sino al punto (sempre che venga fermata prima) di far del male al suo bambino, sino a togliergli la vita. Ecco chi è Adora, la madre di Camille Preaker.
Adora non dovrebbe essere la protagonista del romanzo, ma lo diventa prepotentemente visto che la sua patologia la porta a relazionarsi in modo conflittuale, litigioso e recalcitrante con Camille, l’unica delle sue tre figlie che non ha mai accettato di essere “curata” e quindi amata da lei. Si evince che Camille fin da piccola nutriva dei dubbi sul comportamento della madre, aveva capito che le “cure” parsimoniose rivolte alla sorellina Marion non le facevano bene, che l’avrebbero uccisa. Adora era amata da tutti a Wind Gap, quasi un simbolo della madre perfetta impegnata anche nel sociale, quindi chi avrebbe creduto a Camille, in fondo era solo una bambina!?
Camille Preaker da allora è diventata grande ed è una giornalista di Chicago, inviata dal suo direttore nell’orrore di Wind Gap, la sua città natale, per scrivere un pezzo sull’uccisione di due bambine, Anne e Natalie che frequentavano lo stesso plesso scolastico di Amma, la sorella quindicenne di Camille.
Sharp Object indaga anche il rapporto fra sorelle, la comprensione della natura dell’affetto che Amma prova verso Camille, e i comportamenti manipolatori che mette in atto per avere la sorella più grande tutta per sé, saranno per la giornalista come dei sassolini preziosi che la guideranno verso la verità. Due sorelle possono essere alleate, amiche per la vita, ma anche nemiche. Camille vede in Amma la giovane adolescente che è stata: ribelle, noncurante delle regole, disprezzava le attenzioni di sua madre quando in realtà le avrebbe desiderate, con un’unica differenza Amma non è soltanto vittima dell’amore malato di Adora, la quindicenne che partecipa ai party e si droga di ecstasy, finge di essere la bambina buona della mamma e accetta per di più il suo sciroppo avvelenato.
In realtà è un modo per controllare l’amore materno, una manipolazione affettiva. Amma passa dal ruolo di vittima a quello di carnefice con una insolita naturalezza. Molto diversa dalla giovane Camille, la quale ha passato tutta la sua adolescenza ad autoinfliggersi ferite sulla pelle, a marchiarsi parole oscene con coltellini, pinzette, schegge di vetro e quant’altro solo per punirsi e punire sua madre di non amarla abbastanza. Bisogno estremo di amore: questo è un romanzo da non prendere alla leggera, ti scava dentro, è consigliato a chi ha un bisogno estremo di amore, a chi tende a ferirsi invece di affrontare la realtà come fa Camille, la quale, alle fine accetta la dura verità della sua famiglia e ricomincia. E non solo, l’autrice mette sotto la lente la complessità del legame madre e figlia, le aspettative e i bisogni affettivi dell’una e dell’altra che il più delle volte anche in assenza di una condizione di psicopatologia, non coincidono. Quali sono le idee che vi siete fatti su vostra madre? E viceversa qual è il reale bisogno di una madre amorevole e sollecita? Lo scambio dei ruoli di Amma in vittima e carnefice, fa riflettere su come gli adolescenti quando costretti ad assumere dai genitori atteggiamenti innaturali, forzati solo per soddisfare l’ego di mamma o papà, siano capaci di stravolgere il significato di ordine e di rispetto, arrivando a commettere atti estremi. Non fatevi male con questo libro.
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- Nerina Elena