Indiana Jones
E’ arrivato finalmente nelle sale italiane il quarto capitolo della saga Indiana Jones, che vede in questo episodio l’archeologo avventuriero più sexy e instancabile del solito, battersi contro i comunisti e i misteri di un leggendario reperto dai poteri paranormali, chiamato il teschio di Akator.
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La vicenda comincia in Arizona nel 1957, Indiana Jones attraverso una rocambolesca fuga, si libera da un gruppo di agenti sovietici che lo tenevano in ostaggio, capeggiati dalla gelida Irina Spalko, avida di potere. Ritornato nella sua università, ha l’ FBI alle costole, e qui comincia un po’ di confusione romanzesca, Indiana è pedinato dalla polizia per via dei suoi trascorsi in Europa e il telespettatore si immagina che questa persecuzione ufficiale continui durante il film, invece l’attenzione è attirata dall’arrivo di un nuovo personaggio, il giovane Matt. Quest’ultimo gli chiede aiuto per liberare sua madre, rapita dagli agenti sovietici allettandolo con la proposta di recuperare un reperto archeologico che fa gola a molti, poiché si dice chi lo possiede sarà in grado di esercitare un potere sovrannaturale.
L’oggetto del desiderio è un teschio di cristallo. L’avventura prosegue nelle misteriose e affascinanti terre peruviane, e qui Indiana mostrando un’agilità fuori del comune per un sessantacinquenne, da il meglio di se, salta da una gip all’altra, mena a tutto gas, aiutato dall’impavido Matt, il quale impara in pochi secondi a balzare come una scimmia da una liana all’altra e, grazie alla prontezza dei riflessi, aiutato da sensazionali effetti speciali, il suo aiuto sarà decisivo per liberare la madre e accompagnare Indiana verso il tempio dei teschi di cristallo. Non mancano i colpi di scena, un po’ prevedibili, per esempio la mamma di Matt, è Marion, la compagna di Indiana Jones, incontrata nel primo episodio ( Alla ricerca dell’arca perduta) dov’era immersa nelle sabbie mobili, gli rivela che Matt è suo figlio.
Spielberg questa volta, non ha risparmiato niente e nessuno: esplosioni e gigantesche formiche assaltano i nostri eroi, indigeni ostili e spietati, scivolano fuori da minuscole insenature rocciose, il voltafaccia dell’amico Mac, compagno di mille avventure di Indiana che si vende ai comunisti, infine, il mistero della civiltà Inca viene svelato in un’ottica fantascientifica, sappiamo quella preferita dal regista. Un po’ forzata la presenza del consiglio di Alieni in una sala sotterranea del tempio, molto ingegnoso il modo in cui Indi scopre il rifugio dei teschi, ed inquietante la trasformazione degli scheletri nel corpo di un alieno, piuttosto cattivo visto che disintegra Irina, l’agente sovietico e distruggendo un’intera valle, si dilegua a bordo di un gigantesco disco volante.
Il Dott. Jones che ne ha viste tante, osserva sbalordito e compiaciuto la più grande scoperta della sua vita. Perfetta la regia, la fotografia e gli effetti speciali come sempre all’altezza del binomio Spielberg-Lucas, ma la trama presenta qualche toppa qua e là, per esempio non esiste un collegamento fra l’esplosione nucleare in cui incappa Indiana nei primi venti minuti del film, non se ne parla più eppure… il rigurgito alla ” Indipendence Day” è un po’ troppo esagerato per l’immagine dell’archeologo spiritoso e tradizionalista cui il pubblico è legato, ma forse, l’intento di Spielberg era quello di rinnovare il personaggio, dargli un tocco di originalità, allontanarlo dal suo proverbiale scetticismo. Nel complesso un bel film, mai noioso, ma eccessivamente criptato.
Dr.ssa Nerina Zarabara Psicologa
Per info e consulenze: nerinazarabara@gmail.com