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IO ME E IRENE
La commedia dal sapore grottesco dei fratelli Farrelly, è una rappresentazione ironica e un po’ maldestra delle difficoltà a cui vanno incontro individui dalla personalità fragile, nel gestire le conseguenze di un trauma d’amore. La doppia interpretazione di Jim Carrey ( Charlie / Frank), riguarda un personaggio in aperta conflittualità con se stesso, che in seguito a un grave stress, mostra i segni di un disturbo di personalità multipla.
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Charlie fa il poliziotto a Rhode Island, una professione in cui crede molto e attraverso la quale cancella ogni piccola delusione, perché sentirsi dalla parte della legge, innalza il suo livello di autostima, talvolta in modo sproporzionato rispetto alle reali mansioni che gli vengono affidate dai suoi superiori. E’ un uomo buono e sufficientemente ingenuo da subire di fronte a tutta la collettività, il tradimento della moglie Leila, la quale ha dato alla luce tre figli neri, di cui Charlie si occupa come se fosse il vero padre.
Lasciato dalla moglie da un giorno all’altro, la concezione che aveva di se stesso si deteriora gradualmente, tanto che lo stato crescente di frustrazione viene inconsciamente proiettato sulla gente di Rhode Island, i vicini indisponenti, la bambina disobbediente ed il cliente del bar che non sposta la macchina come ordinato da Charlie. Nessuno esegue più gli ordini di Charlie, e perché mai dovrebbero credere in un eroe che non crede più in se stesso? La città non lo considera un’autorità da rispettare perciò c’è da chiedersi, come avrebbe fatto un individuo psicologicamente sano, a superare lo smacco sociale e personale, e l’umiliazione che ne deriva? Sicuramente “l’uomo psicologicamente sano”, non si sarebbe perso in ciance e dopo un primo momento di abbattimento, avrebbe trovato in se stesso, le risorse a cui attingere per abbattere le angherie dei colleghi e soprattutto la depressione per la separazione dalla moglie. Almeno in una visione ottimistica e senza l’aiuto dello psicologo.
Ma il caso clinico cinematografico narrato dai Farrelly, poggia lo sguardo beffardo e a tratti confusionario, su un uomo castrato dal proprio trauma d’amore. Ciò significa che Leila, la ex moglie funge da oggetto simbolico, in cui si nascondeva o si rifugiava la bassa autostima di Charlie, difatti non appena lei se ne va, il piccolo poliziotto è costretto a gettare la maschera e a confrontarsi veramente con le sue debolezze. Ma come può una persona che nella vita non ha mai o quasi “dialogato” con le sue paure, farlo tutto d’un tratto? Ed è a questo punto che osserviamo il crollo di Charlie. La repressione del dolore non serve più ed il movimento di espulsione della rabbia, è cinematograficamente rappresentato dalla simpatica scena del supermercato, in cui Charlie il buono perde (finalmente) il controllo e lascia il posto a Frank. La metamorfosi Kafkiana è sempre preceduta da una musichetta tribale che ben identifica lo scellerato e coraggioso personaggio che ne scaturirà.
Paranoico e distruttivo, Frank assomiglia più a un giustiziere psicopatico, piuttosto che all’immagine del poliziotto coraggioso che non si fa pestare i piedi da nessuno, e si rivela un alter ego Folle e negativo, piuttosto che il Salvatore di cui il debole Charlie avrebbe bisogno. Nel delirio di onnipotenza interviene l’Altro sociale che impone a Charlie il buono di assumere degli psicofarmaci per continuare la sua normale vita di poliziotto.Visto che il farmaco riesce a tenere a bada Frank, l’alter ego castrato dalla medicina moderna è costretto a tacere. Ma la situazione si complica quando Charlie incontra Irene. La donna interpretata con ironia da Renée Zellweger, non è certo un esempio di virtù, racconta bugie sul suo passato lavorativo e affettivo, viene arrestata per pirateria stradale, e soprattutto è stata complice dei loschi traffici dell’ex fidanzato, dal quale cerca di scappare in ogni modo. Charlie scorta la ragazza a New York, e si trova coinvolto a sua insaputa, in una “caccia al gangster”, poiché gli agenti federali inseguono la ragazza, a sua volta inseguita dall’ex. Ma l’aspetto principale del rapporto fra Charlie e Irene, è la storia d’amore che nasce fra i due. Prima di tutto, il poliziotto dimentica di prendere gli antipsicotici. Da un punto di vista simbolico, e quindi psicoanalitico, la dimenticanza non è mai un atto casuale, ma una scelta dell’inconscio: in realtà Charlie desidera entrare in contatto con l’altra dimensione di sé, quella cattiva e spregiudicata, ed il modo migliore per farlo è proprio quello di rompere accidentalmente una consuetudine( assumere con regolarità il farmaco) per vedere che cosa succede. Il viaggio con Irene, permette a Charlie il buono di confrontarsi, specchiandosi nel corpo e nella mente di una donna che desidera, con il trauma dell’abbandono della moglie e con il rinnovato bisogno di amare. Se da una parte uFrank distrugge, Charlie cerca di riparare ai suoi errori. Non è così che fanno molti esseri umani “sani”, prima sbagliano e poi si pentono, cercando di riparare? E allo stesso modo, il buon poliziotto si affanna a riparare i disastri che l’altro Sé ha combinato. Il personaggio di Irene a modo suo, è un po’ lo specchio non patologico della malattia di Charlie, perché nonostante i casini che si porta dietro, non perde mai l’equilibrio nel suo folle modo di vivere. Irene è caratterialmente l’opposto di Leila (la ex moglie di Charlie), nel suo sorriso non c’è finzione e ipocrisia, è una donna schietta che dice sempre quello che pensa e che sa accettare il lato oscuro che è dentro di lei. Charlie il buono, reprime e nega la sua infelicità con una tale intensità da creare un doppio che agisca al suo posto. Neutralizzando le sue paure, il poliziotto si mette da parte e lascia che l’altra identità verbalizzi un dolore taciuto per troppo tempo. Nella scissione del protagonista, è evidente la componente di ribellione ed il desiderio di riscattarsi da un destino segnato da un’interpretazione errata che Charlie aveva fatto della sua vita: tutto può andare bene se faccio finta che vada tutto bene… L’incontro con Irene lo riporta sui binari giusti.
Lei, si innamora di Charlie il buono ( forse perché vede in lui quella purezza d’animo che lei ha perso..)e contemporaneamente, riesce a tener testa a Frank. Sostenendo psicologicamente entrambi, getta le basi per il momento catartico e risolutivo della vicenda: lo scontro fra gli opposti scissi nello stesso uomo. Nella esilarante lotta fra Charlie e Frank, l’uno prende il sopravvento sull’altro e nello scambio di ruolo, è possibile anche per lo spettatore, riconoscere momenti di follia quotidiana in cui un giorno una cosa appare in un modo e il giorno successivo in un altro. Ma in fondo, il film dei fratelli Farrelly è una strana storia d’amore, perché Charlie lotta con se stesso, per avere il controllo sulle sue paure, recuperare l’autostima e soprattutto conquistare la donna che ama.