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La terapia del sorriso
Oggi gli scienziati sono sempre più concordi nel definire la risata una vera e propria terapia alternativa, c’è chi sostiene che incrementa l’apporto di ossigeno ai polmoni, aumenta la resistenza cardio polmonare, rilassa i muscoli, migliora la circolazione e cura l’insonnia.
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Un vero e proprio antidoto contro lo stress e la depressione, in questa ottica credo che un aiuto importante possa arrivare da tutto ciò che è in grado di produrre una risata. Un approccio terapeutico che utilizzo nella mia pratica clinica con persone che lamentano un umore depresso, apatico, oppure sensazioni di disagio causate dalla noia e dalla sfiducia verso il mondo e le proprie capacità, è la visione di un buon film.
La storia narrata sullo schermo, sollecita un processo di identificazione con il protagonista principale oppure con un personaggio secondario del film. Quando la vicenda della finzione non si avvicina alla storia personale del paziente, allora è più difficile che ci sia identificazione, è abbastanza intuitivo che ci si sente vicini alle persone che ci assomigliano o che hanno il nostro stesso problema, o fatto esperienze di vita simili. Anche in questo caso, comunque il film può essere un valido alleato per stimolare domande e riflessioni, soluzioni alternative al problema si possono indagare domandando proprio al paziente che cosa ha provato e come avrebbe reagito al posto del protagonista.
Nel caso specifico della depressione e casi di umore apatico, consiglio un ciclo di tre film, genere commedia, che il paziente deve guardare a casa, e alla fine di ogni visione prendere degli appunti sulle emozioni che la storia gli ha sollecitato, nel caso ci siano, annotare anche critiche verso i contenuti del film (regia,costumi, dialoghi) e/o il comportamento dei personaggi. Il ciclo di film therapy che propongo è il seguente:
La maledizione dello scorpione di giada ( regia di W.Allen; 2001),
Una notte al museo (regia di Shawn Levy; 2006)
L’aereo più pazzo del mondo (regia di Abrahams/David/Zucker; 1980)
Nel film La maledizione dello scorpione di giada, Woody Allen è Briggs, un ispettore assicurativo che si trova coinvolto in una serie di misteriosi furti insieme alla sua acerrima nemica, la collega Betty Ann Fitzgerald, amante del capo dell’agenzia. Le gag comiche sono numerose e giocano sul tema amore celato e ipnosi. Nella parodia alleniana, Briggs e Betty vengono ipnotizzati a tradimento e costretti in seguito a compiere dei furti di gioielli. Il personaggio di Briggs risulta stimolante per un soggetto depresso. Un uomo imperfetto, insicuro, buffo nel comportamento, attraverso una serie di equivoci attira l’attenzione su di se. E nonostante l’apparenza imbranata, riesce a reagire e ad uscire da un brutto guaio, grazie anche alla fiducia di alcuni colleghi di lavoro. L’abilità nel saper costruire una reazione anche di fronte alle situazioni più impensate, e il sostegno degli amici sono aspetti essenziali per chi vuole uscire da un umore depresso.
Il secondo film, Una notte al museo, ci fa capire quanto sia importante credere in se stessi e coltivare sempre la propria autostima. Non arrendersi mai è la parola d’ordine di questo film. Larry, non riesce a mantenere un lavoro in pianta stabile, e per di più si sente in competizione con il nuovo compagno della ex moglie che attira su di sé tutte le attenzioni del figlio adolescente. Un giorno quasi per disperazione accetta di fare il guardiano notturno di un museo. La comicità delle scene, la fantasia delle immagini e i problemi che dovrà affrontare Larry, appartengono alla sfera dell’irrazionale. Proprio per questo utili per chi ha una visione cupa della vita, e non ha speranze per il futuro. Meglio tirare fuori la fantasia dalla propria mente, pensare a delle alternative anche se bizzare, purché in grado di far uscire il soggetto apatico o depresso dalla situazione di stallo mentale in cui si è cacciato. La ruota della fortuna riprende a girare per Larry, quando si accorge che il modo in cui vedeva se stesso, inetto e incapace, limitava tutta la sua vita e che inevitabilmente tendeva a trasmettere nella sfera sociale, e ad influenzare l’idea che gli altri si facevano di lui.
L’aereo più pazzo del mondo è un film “godereccio”. Va guardato per ultimo, ma non sottovalutato per l’apparente stupidità rispetto ai due film precedenti. Fondamentale nella vita è la capacità di lasciarsi andare, saper ridere di gusto ed apprezzare l’ironia anche nelle situazioni più semplici. E’ vero che lo humour è soggettivo, però questo film permette di capire alcuni aspetti della personalità. Ci sono persone che si prendono troppo sul serio, che hanno una visione rigida della vita, particolarmente testardi, autocritici e perfezionisti. Alla ricerca sempre degli aspetti negativi e complicati delle situazioni, non si accorgono che si complicano da soli la vita. Nel mio metodo, ciascun film deve essere visto a distanza di 1 giorno. Il ciclo dei tre film non si può spezzare, ovvero ne guardo solo uno e lascio perdere gli altri. Alla fine del ciclo, si raccolgono delle impressioni con l’aiuto dello psicologo, il cui ruolo è quello di capire attraverso l’impatto che il film ha avuto sul soggetto, come indirizzarlo per trovare delle soluzioni pratiche al disagio che lamenta.
Dr.ssa Nerina Zarabara Psicologa
Per info e consulenze: nerinazarabara@gmail.com
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