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THELMA E LUOISE
Questo road movie tutto al femminile, targato Ridley Scott è un interessante esempio cinematografico degli effetti provocati da uno stile di vita eccessivamente rigido e costrittivo per l’Io. La vicenda narrata da Scott, per le caratteristiche di esordio improvviso, percorso caotico e finale tragico, richiama le tristi storie di cronaca, quotidianamente presentate dai telegiornali e che destano per lo più reazioni di stupore.
Allo stesso modo, nel mondo cinematografico una cameriera di fast food e una casalinga, una mattina saltano sopra una vecchia Ford Thunderbird con una pistola in tasca, per assaggiare la polvere della strada. Due donne dal passato apparentemente intoccabile, decidono di dare una svolta alla loro vita, e senza pensarci troppo su, agiscono d’impulso e …
Il primo tempo del film suggerisce in sordina che durante il tragitto vacanziero potrebbe accadere qualcosa in grado di tramutare da un momento all’altro la breve vacanza di Luoise e Thelma, in un viaggio senza ritorno. Thelma viene aggredita da un uomo violento all’uscita di un locale da ballo, e Louise per difenderla spara all’uomo. Già il fatto che Louise avesse con se una pistola, anche se portata per precauzione, è un indizio neanche troppo sottile che mette sull’attenti lo spettatore, il quale si potrebbe domandare: Ma prima o poi la userà?
In questo genere di film, come del resto nella vita, c’è sempre un tempo anteriore all’evento che sollecitato da fattori situazionali congeniali, attendeva di manifestarsi. Il passato non elaborato ritorna con prepotenza nel presente di Louise. Lei è “la forte”, colei capace di risolvere ogni situazione, la spalla su cui Thelma versa ogni lacrima e speranza. Eppure un’ombra si è posata sulla sua vita, il film racconta che Luoise è stata vittima di violenza sessuale. L’esperienza traumatica non pienamente elaborata ha inciso nella sua personalità, generando una carica aggressiva soffocata per troppo tempo. Quando un sintomo decide di parlare, di dare voce alla sopraffazione e all’umiliazione esperita dal soggetto, e lo fa nella cornice di un Io che non ha mai fatto niente per curarsi, allora non ci sono vie di scampo. Louise, afferra la pistola e uccide l’uomo che gettando Thelma sopra il cofano di una macchina, stava tentando di stuprarla. Il dolore offusca la sua mente e davanti alla scena dell’aggressione dell’amica, si attiva uno schema nella memoria di Louise e la rabbia e l’odio verso il suo aggressore diventano reali. Louise uccide l’aggressore di Thelma, ma nella realtà fantasmatica anche il suo. Ha inizio il viaggio, una maschera è caduta e ora anche l’altra amica si appresta a togliersi la propria. Thelma è l’icona dell’ingenuità, ha un Io debole e narcisista. Sposata ad un uomo burbero e dittatore, che usa l’alcol e le botte come stile di vita, Thelma inconsciamente intimorita da una figura paterna che non riesce a contraddire, cede ad ogni ricatto psicologico del marito fino a, quando grazie all’amica, decide di liberarsi dal suo carnefice. Per lei, inesperta e apparentemente un po’ “oca”, il viaggio con Louise è un vero e proprio salto nel buio. L’avventura di una notte con uno sbandato autostoppista, la sparizione dei soldi per opera del misterioso seduttore, e il tentativo di aggressione, tali eventi la risveglieranno dal torpore psichico in cui vegetava. Finalmente diventa consapevole che non esiste più un padre-padrone cui render conto, eccetto se stessa. Così Thelma prende la pistola di Louise, e rapina un drugstore. La folle corsa contro tutto e tutti, terminerà con un tuffo nel Grand Canyon.
La visione di questo film, sollecita il desiderio di liberarsi una volta per tutte da quelli che gli esseri umani definiscono i pesi della vita. Al contrario di quanto fanno le protagoniste della vicenda, la rapina e il suicidio non sono strumenti idonei al raggiungimento di un adattamento sano alla realtà; il fatto che il regista abbia optato per questi mezzi drastici serve a enfatizzare lo stato di disperazione e il caos emotivo delle due donne, le quali pur di non tornare indietro, scelgono il finale più tragico. Con il gesto di tuffarsi nel vuoto, scelgono inconsciamente di essere identificate come le vittime che nessuno è mai riuscito a capire e ad accettare fino in fondo. E con un gesto del genere non si può non essere ricordate, da chi resta, forse con la speranza di suscitare un grave senso di colpa. Sono solo ipotesi, visto che la vicenda narrata da Scott è pura finzione e come tale rientra nel registro dell’immaginario, quindi Thelma e Louise non è un film propriamente educativo, ma al tempo stesso come la stragrande maggioranza dei film, ci comunica una visione della vita. Un peso troppo grosso e non elaborato con l’aiuto di persone competenti, grava sull’Io fino a un punto in cui dopo essere imploso nella personalità riemergerà generando effetti “patologicamente disastrosi”.
Sempre restando nell’ottica della cinematerapia alcune domande su cui riflettere:
a) Il/ la partner giudica i vostri comportamenti anche alla presenza di altre persone?
b) Vi capita di fantasticare di essere altrove e di fare un’altra vita?
c) Vi capita durante una discussione di immaginare di usare delle armi per difendervi?
d) Avete mai la sensazione di vivere in un modo stabilito da altri? Come può un tranquillo pensionato, con la passione del giardinaggio diventare da un giorno all’altro uno spietato assassino?…
Dr.ssa Nerina Zarabara Psicologa
Per info e consulenze: nerinazarabara@gmail.com