Vignettopoli
Pinocchio in casa
Arriva un’età in cui i bambini scoprono il piacere e la convenienza della menzogna, ed in questo preciso momento evolutivo, i genitori cominciano a non dormire più sonni tranquilli. Paul Ekman, professore di psicologia presso il dipartimeno di Psichiatria dell’Università della California,
è attualmente il massimo esponente in materia di bugie.
Ha pubblicato numerosi libri sull’argomento, e oltre ad essere il consulente a cui si rivolge l’Fbi, la sua opera ha ispirato il famoso telefilm “Lie to me”. Ekman sottolinea i motivi più comuni che usano i bambini e gli adolescenti per mentire, considerando un campione che va dai quattro ai sedici anni: -evitare la punizione; -ottenere qualcosa che non si potrebbe avere;- proteggere gli amici da qualche guaio;- proteggere se stessi o altri da qualcosa di male;-conquistare l’ammirazione di altri;-evitare situazioni sociali spiacevoli;- evitare l’imbarazzo;- salvaguardare la privacy;- dimostrare il proprio potere su una figura di autorità. Uno studio importante è quello condotto da Wimmer, Gruber e Perner con bambini di quattro e sei anni, ai quali veniva presentata una storia in cui il personaggio principale, un bambino di nome Maxi contravveniva alle regole imposte dalla mamma in quattro circostanze diverse. Alcune di queste situazioni, non dipendevano dalla sua volontà, altre invece dimostravano un’intenzione precisa per ingannare la sorellina più piccola. La ricerca ha dimostrato che già a questa età, i bambini hanno sviluppato un primitivo concetto di giudizio morale, capiscono quindi le intenzioni e sanno che è male voler ingannare qualcuno. Questo studio si è rivelato importante, poiché ribalta l’idea della letteratura scientifica che supponeva erroneamente che i giudizi dei bambini erano diretti esclusivamente alle conseguenze di un’azione. Con l’avanzare dell’età le cose cambiano; un’altra ricerca riporta che a cinque anni il 92% dichiara che è sbagliato mentire, altresì a undici anni, la percentuale si riduce del 28%. Dagli studi di Ekman, si evince che la bugia è un insieme di strategie verbali e non verbali che il soggetto mette in atto nel tentativo di ingannare deliberatamente un altro, anche tacere ed omettere di dire qualcosa è un atto menzoniero. Le ricerche di Ekman e colleghi, in materia di bambini bugiardi, si sono sviluppate nei contesti scolastici. Alcune di queste ricerche(…) individuano l’età precisa in cui i bambini cominciano a considerare la possibilità di dire il falso, un’occasione per ottenere ciò che si vuole. Mano a mano che cresce l’età del bambino, mutano anche le esigenze che lo spingono a mentire e così le motivazioni alla menzogna diventano più sofisticate e simili a quelle degli adulti. All’inizio della pubertà, i bambini attraversano cambiamenti psicofisiologici complessi, necessari per l’ingresso nell’adolescenza e lo sviluppo sessuale. Secondo il mio punto di vista, in un certo senso la menzogna svolge, in questa fase di transizione, una funzione di aggiustamento di quel materiale del mondo esterno e interno caricato di sentimenti conflittuali e dolorosi che altrimenti non sarebbero gestibili. Quando il ragazzo si trova di fronte a input contradditori, esercita una sorta di giudizio morale, si rende conto sia delle intenzioni delle sue parole che di quelle altrui, e utilizza questa nuova abilità in modo flessibile, adattandola anche ai propri scopi personali e, in quest’ottica anche le situazioni difficili da affrontare e sconvenienti, grazie ad “un aggiustamento di realtà” si modificano in uno input emotivo più tollerabile. Il fatto di aver ingannato qualcuno non è poi così fondamentale. Ecco come la bugia si trasformi in un rudimentale meccanismo di difesa, la cui perseverazione conduce l’adolescente verso uno stile di vita disadattivo. Riprendendo lo studio di Ekman, è interessante analizzare i fattori predittivi della bugia. Le riflessioni dello psicologo, supportate da studi sperimentali condotti nelle scuole elementari, offrono indizi comportamentali utili soprattutto ai genitori i quali potrebbero ricorrervi in caso di incertezza. Per mia esperienza so che i genitori tendono sempre a giustificare le bugie dei figli, come innocenti marachelle, oppure a negare l’evidenza con affermazioni del tipo: “Mio figlio non mi mente!”
“Ci sono dei valori nella mia famiglia!”; le indicazioni di Ekman non devono essere prese alla lettera, in ogni caso rappresentano degli indispensabili suggerimenti che un buon genitore dovrebbe sempre tenere in considerazione. Anche il figlio più bravo e diligente, sa mentire e quando ne avrà l’opportunità, ve lo farà capire. Ma quali sono questi indizi rivelatori? (P.Ekman)
Le emozioni intense sono un fattore di disturbo per il bugiardo, è molto difficile tenere a bada la paura e la rabbia, di solito lo sforzo per controllare i segni emotivi, rende artificiale il comportamento alterando la postura, il tono della voce, i movimenti delle mani che diventano innaturali, in questo modo pensare lucidamente e parlare in maniera persuasiva diventa impossibile. Inoltre il senso di colpa può incidere nel comportamento non verbale, anche se molti ragazzi non provano rimorso per le bugie dette perché imitano il comportamento degli adulti, per esempio il genitore che falsifica la testimonianza in un incidente stradale per avere un risarcimento dall’assicurazione, oppure la mamma che dimentica di pagare le bollette, e adduce come scusa il lutto di un familiare. Queste situazioni di menzogna quotidiana socialmente accettata dal mondo adulto, può condizionare lo stile di vita di alcuni giovani adolescenti a maggior ragione se nutrono risentimento verso i genitori. Le ricerche di Ekman ci indicano che gli adulti non provano senso di colpa, quando ingannano una persona che non rispettano. Mentre il sentimento di colpa legato alle bugie è più forte quando l’ingannatore e l’ingannato condividono lo stesso sistema di valori. Un fattore che lo psicologo ha definito rivelatore delle menzogne dei bambini e degli adolescenti, è “il piacere della beffa”, indicando con questa espressione un insieme di sentimenti che hanno in comune una sensazione di vittoria, euforia, potenza, per aver esercitato l’astuzia di essere riusciti ad ingannare l’autorità genitoriale, scolastica o la legge. Così come gli autori di un delitto, si fanno scoprire perché non resistono all’impulso di proclamarsi vincitori, vantandosi delle loro abilità, lo stesso fanno i bambini quando magnificano le proprie gesta davanti ai compagni di scuola, orgogliosi di aver ingannato i genitori.
I genitori devono sapere che le bugie falliscono quando non ci si è preparati in anticipo le risposte. Il bravo mentitore è colui che si esercita molto, ha un eloquio fluente, buona memoria, capace di pensare rapidamente e inventarsi storie su due piedi, e allo stesso tempo apparire calmo e interessato. Non è una cosa da poco e i bambini in età prescolastica non riescono a gestire tutti questi “registri” in pochi secondi. Come dice Ekman, tale attitudine si perfeziona con l’età.
Anche se il quadro appare drammatico, gli studi di Ekman e colleghi devono illuminare il buon genitore che trarrà piccoli insegnamenti, fondamentali per capire se il figlio sta attraversando un momento di disagio che cerca di risolvere con l’invenzione di una storia. La fiducia che si perde quando l’inganno è mascherato, e la spiegazione di come si deteriorino i rapporti umani quando si dicono troppe bugie, è un buon deterrente che il genitore può utilizzare per stimolare nel bambino quel senso di responsabilità e lealtà che troppo spesso dimentica, fra videogiochi e televisione.
Bibliografia:
P. Ekman “ Why kids lie. How parents can encourage truthfulness” Charles Scribner’s Sons, New York 1989; M. Argyle “ Il corpo e il suo linguaggio” II edizione Zanichelli H.Wimmer, S.Gruber e J. Perner “ Young children’s conception of lying: lexycal realism-moral subjectivism” Journal of Experimental Child Psychology, 37.
Copertina
Il classico per eccellenza della letteratura per ragazzi, il Pinocchio di Collodi, viene ristampato continuamente sia dall’editore Paggi/Bemporad sia da altri, perché Collodi si era dimenticato di registrare il copyright. Questa è una delle più famose copertine dell’illustratore Fiorenzo Faorzi, con alcune differenze rispetto ad una prima, realizzata nel 1935, per le Salani “I grandi libri”, caratterizzata dal Pinocchietto in rilievo della copertina, e ristampata in diversi anni successivi.