Cinema & Spettacolo
Sanremo: in tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i laghi!
San Remo. Si è da poco conclusa la kermesse canora ed è divampata, come ogni anno, la polemica. Ci viene da sorridere pensando a tutte le cose, le ipotesi e le strumentalizzazioni che si stanno facendo in questi giorni.
E con altrettanto sorriso amaro, ci viene da farci la domanda: ma quest’anno non si era detto che nessuno avrebbe visto il Festival?
Noi che nella rete telematica ci viviamo e che, sempre con maggiore frequenza, frequentiamo i vari social networks, abbiamo letto fino a sabato sera, giorno della finalissima, commenti di persone assolutamente estranee a quel che stava succedendo al Teatro Ariston salvo poi, allo scoccare dell’una di notte, subito dopo la proclamazione del vincitore, ecco riempirsi le pagine dei suddetti social networks di giudizi, improperi e tesi varie.
Tutti noi, di una certa età, ci ricordiamo delle nostre mamme che, ai nostri capricci davanti al cibo, ci dicevano: “Non puoi dire che una cosa non ti piace se non la hai mai assaggiata” e se la legge sillogistica non è un’opinione, non si può esprimere un giudizio su una canzone se non la si è ascoltata prima. Non si può criticare il Festival di San Remo se non lo si è visto. Quindi, ancora una volta, ci troviamo davanti ad una sorta di “menefreghismo interessato” tipico di tutti noi.
La polemica, come era prevedibile, è scoppiata prima: cosa ci fa un Principe, un Savoia, a San Remo? Noi credevamo che, giustamente, l’Italia si ponesse questa domanda, stanca ormai di vedere quel canale preferenziale aprire le porte della notorietà a personaggi che con la loro storia e il loro passato opprimente, farebbero decisamente meglio a cospargersi il capo di cenere. Invece, con somma sorpresa, scopriamo che non c’è un giusto e sacrosanto diritto di storia, dietro ai fischi prima dell’esibizione e si vi state chiedendo: allora cosa c’è? Noi non siamo in grado di rispondere, poiché l’unica risposta ovvia da dare, sarebbe quella di un ascolto anticipato della canzone il che, ricordiamo, è severamente vietato dalle regole della kermesse. Il testo e il titolo erano circolati prima e, francamente, su tutti quei fischi non abbiamo nulla da obbiettare. Ma la non accettazione preventiva, ci disturba alquanto. Se, magari, i fischi fossero stati fatti a conclusione dell’esibizione tutti noi avremo plaudito la cosa con sommo gaudio.
E’ ormai domenica mattina – abbiamo passato la mezzanotte – quando viene proclamato il vincitore ed ecco l’ennesima, inutile e sterile polemica: televoto manipolato.
Ridiamo ancora, stavolta di gusto, perché la domanda che ci viene da farci è: c’è differenza tra le case discografiche che prima facevano il bello e il cattivo tempo e il televoto? Ma poi, sempre grazie ai social networks, andiamo a fondo di questo malumore nazionale e scopriamo, con uno sbigottimento che ci lascia basiti, che dietro la canzone vincitrice si nasconde una trama politica: i cui personaggi chiave si incarnano nella, ormai, statuaria Maria De Filippi e, addirittura, nell’incursione sanremese del gentil di lei consorte Maurizio Costanzo. E allora è proprio vero che nessuno di noi ha cose serie a cui pensare. Si parla in tutti i settori di fare largo ai giovani, vince un giovane e si grida allo scandalo. E si leggono giudizi sulla vecchia scuola della canzone italiana mandata a casa prematuramente, ingiustamente, manipolatamente. Incuriositi andiamo allora a vedere la classifica di vendita dei dischi fiduciosi che, lì sì, che l’Italia che si è risentita e s’è desta farà vedere come il televoto sia stato davvero manipolato e come la canzone vincitrice, non rispecchi in nulla l’Italia della grande musica. Dobbiamo metterci e toglierci gli occhiali più volte per renderci conto che quello che stiamo vedendo corrisponde a realtà: la vecchia scuola non è nemmeno tra i primi cinque dischi venduti. Ma allora che vi lamentate a fare?
Ha davvero ragione Simone Cristicchi quando afferma nella sua canzone sanremese che basta aprire bocca e dargli fiato. Malinconicamente constatiamo che nulla è cambiato. Abbiamo trovato il modo di mettere la manipolazione politica anche dentro San Remo.
Volete un nostro giudizio? Valerio Scanu ci piace per dirla alla Maicol Berti del Grande Fratello (ma che ve lo diciamo a fare? Tanto fino a quando il Grande Fratello non sarà finito, nessuno lo ha mai guardato) e ci piace perché è giovane, saccente e antipatico al punto giusto da farsi amare e rispettare. La sua è una voce potente, ancora giovane ma vibrante. Lui ha il viso pulito e fresco che tutte le mamme vorrebbero per le loro figlie ed è un gran bel ragazzo. La sua canzone? Banale, come tutte le canzoni che passano da San Remo per far fare bella figura all’artista di turno, con un testo a volte non sense che però ci culla, ci addolcisce la giornata, ci fa credere che ci possa essere qualcosa in grado di farci ritrovare un po’ di serenità. E Valerio Scanu la sua voce la sa far vibrare al punto giusto da farsi benvolere. E tutti noi il giorno dopo canticchiavamo la sua canzone. Certamente, Malika Ayane ci ha rapito il cuore ma la sua sonorità è difficile da riprodurre anche sotto la doccia. Stessa cosa vale per la splendida Noemi. Marco Mengoni è fantastico anche se, forse, urla un po’ troppo e certe volte va al di là della comprensione uditiva del nostro orecchio. Simone Cristicchi è il grande rimpianto di non averlo visto bissare il successo di qualche anno fa. I Talent Show uccidono veramente il Festival di San Remo? Probabilmente no. Anzi danno una rinfrescata all’aria dell’Ariston che altrimenti sarebbe davvero poco respirabile. Tutto sommato queste cinque giornate sanremesi, da non confondere con le cinque giornate di Milano di ben altro spessore culturale e storico, sono scivolate via rapidamente e senza crearci grandi traumi. Come tanti anni fa cantava Edoardo Bennato “sono solo canzonette”.
Il televoto e l’armata Scanu – come si definiscono i suoi fans – hanno fatto un bel lavoro e lo stanno facendo anche acquistando il suo disco. Quindi un mix perfetto da diffondere in tutti i modi, in tutti i luoghi e in tutti i laghi! E il popolo grida: Lunga vita al Signore dei Laghi.