Vignettopoli
120.000 profughi al confine tunisino: perché sono solo uomini?
Le nuove generazioni gridano libertà, laddove la dittatura ne ha frenato sogni e bisogni. Gli arrivi di migranti al Centro di accoglienza di Lampedusa, ha reso in chiaro un problema che non deve essere sottovalutato e che mette il mondo davanti ad un cambiamento epocale. Moti di ribellione, stanno infuocando paesi come Libia, Egitto, Tunisia e non si fermano, si allargano a macchia d’olio.
Per il ministro Maroni, a breve ci saranno oltre un milione e mezzo di clandestini che si dirigeranno verso ovest ed est e non si esclude la possibilità che possano muoversi anche verso nord. Si teme che senza l’aiuto efficace della Comunità Europea, l’emergenza potrebbe diventare una catastrofe. Ad oggi, sono arrivati 5.600 clandestini a Lampedusa, tutti provenienti dalla Tunisia, ma se ne attendono ancora, benché siano stati ripristinati i controlli sul territorio tunisino ed il flusso di persone proveniente dalla Tunisia, più gestibile. Chiesti 100.000 milioni di Euro dal Governo italiano per fronteggiare questa nuova calamità che riguarda l’Europa intera, probabilmente ne arriveranno 25. milioni, sempre secondo le ultime dichiarazioni rilasciate alla stampa dal Ministro Maroni.
In Libia intanto, i controlli sono inesistenti, Gheddafi, non ha nessuna intenzione di lasciare il suo trono, e tuona contro tutti e tutto, muovendo anche armi pesanti contro il suo stesso popolo. Una battaglia cruenta è stata registrata a Zawiya, città a 40 km da Tripoli. Le forze fedeli a Gheddafi hanno bombardato con carri armati la piazza centrale della città. Il 5 marzo, prima riunione formale del Consiglio nazionale di oppositori libici. Il conflitto si estende e i rivoltosi, avanzano per spodestare il leader libico, la meta è Tripoli.
In Egitto, la situazione sembrava meno allarmante, una ripresa voglia da parte della popolazione di rimettere a posto ciò che la rivolta aveva danneggiato, sembrava far capolino nel disastro che ha visto Mubarack lasciare il potere. Ma ci sono ancora ostacoli e nuove vicende interreligiose che preoccupano gli osservatori. La minoranza cristiana copta pare sia vista con sospetto dalla maggioranza musulmana, e il legame di un uomo di fede islamica e una donna cristiana, ha fatto scattare la miccia, generando una tragedia. Una chiesa è stata data alle fiamme, inoltre, molti manifestanti nelle ultime 24 ore avrebbero preso d’assalto il Cairo e in altre città egiziane, le sedi del corpo della Sicurezza dello Stato: la polizia investigativa e la polizia segreta. L’ultimo assalto, il 5 marzo nel pomeriggio, quartiere cairota di Medinet Nasr, dove sembrano essersi infiltrati alcuni criminali.
L’effetto delle rivolte in Nord Africa si fa sentire sul prezzo del petrolio: 120 dollari a barile. Pesanti ribassi hanno penalizzato le Borse del Nord Africa, dei paesi del Golfo. Per Egitto, Tunisia e Libia, con l’eccezione di quella marocchina, si è operato ad una chiusura preventiva per evitare il flusso di vendite. Gli esperti dicono che, se da una parte non ci saranno pericoli di approvvigionamento di gas e petrolio, dall’altra, sarà possibile un aumento dei prezzi.
La cosa che ci sconcerta maggiormente in quello che potrebbe diventare un esodo di proporzioni bibliche, visto il punto interrogativo che aleggia sui territori toccati di questa giusta voglia di libertà, è il fatto che non ci sono famiglie che scappano, che cercano riparo in paesi amici, ma solo uomini, molti dei quali giovani che lasciano le loro radici, i loro affetti, scappano dal conflitto. 120.000 profughi fino a pochi giorni fa stazionavano al confine libico, oggi 7 marzo il numero sembra salito a 400.000 unità.
In Cina e in Iran è stata aumentata la repressione per evitare che l’effetto rivolta, possa affacciarsi anche sui loro territori. Ma è solo una questione di tempo, il cambiamento c’è.