Il Lettorante
Etica e valori
Se iniziamo questa riflessione sull’etica e sui valori, all’inizio del nuovo anno, facendo il nome di Baruch Spinosa, è per dare un indirizzo preciso al percorso dei nostri pensieri, un modello.
Vorremmo, infatti, riuscire a seguire il rigore e il ragionamento, una certa linearità nell’affrontare temi che mai come oggi sono immersi nella confusione, nell’incertezza, nel dubbio. E sobrietà; questa parola rimanda a un modo di agire moderato, controllato, ma non perché dovuto a una lucidità fredda e calcolatrice, distante e distaccata, bensì perché dovuto alla capacità di vivere i sentimenti e le passioni direttamente, ma in modo che emerga la capacità di dominio e di forza “gentile”, gestita dei sentimenti stessi come delle passioni, degli impulsi. Pertanto è sobrio non colui che pratica l’astinenza da bevande o dal sesso, per fuggirne i rischi, ma che ne gode” sapendone porre la misura che offre la gioia della “brezza” dei sensi: brezza ed ebbrezza. Forse è nella differenza di un prefisso di queste due parole che possiamo riassumere la posizione che caratterizza i comportamenti di oggi. In effetti, noi viviamo in un tempo “gridato”, “sballato”, come si dice, dove il rapportarsi all’altro necessiti di un eccitamento, di un eccitante, che aiuti a superare l’enorme distanza che ormai esiste fra ciascuna persona e il vicino. C’è distanza e si cerca di colmarla con la voce alta e anche col mostrare i muscoli. E che cosa è meglio di una bevanda forte, appunto alcolica, aiuta a sostenere una voce alta; e nell’altezza della voce si possono dire anche parole “forti”, fare discorsi di provocazione e di trasgressione. Ora; non è necessario avere bevuto litri di vino per fare discorsi “ebbri”; se si prende per esempio il campo dei discorsi politici, si fanno sentire tanti discorsi eccitati, incitanti, appelli al cambiamento. La politica, uno dei luoghi privilegiati della pratica dei valori e dell’etica, oggi è in primo luogo intesa come un campo delimitato della vita in comune, monopolio di alcune migliaia di persone che la esercitano ogni giorno come un’abitudine, quasi timbrando un cartellino. E, in effetti, si è pagati per fare politica; mentre io penso che, eccetto un rimborso spese, chi fa politica non dovrebbe percepire nemmeno una lira. Io credo che la parola “politica” vada associata alla parola “passione”; passione per “gli uomini”, più che per l’”uomo”. Alla politica dovrebbe interessare in primo luogo il “cum”, il “con”; ecco che emerge subito il termine “con-divisione”. L’ethos del politico è la passione della comunione, mai della divisione. Se la metafora che ha dominato lo spazio della politica degli ultimi decenni è stato il calcio, la discesa in campo, ebbene quello che è stato praticato è stato un gioco del pallone molto falloso; direi che si è preferito giocare su campi pieni di fango, con la nebbia in modo che sugli spalti si capisse poco di cosa succedeva in campo, con arbitri distratti, con allenatori e capitani improvvisati, più figure di “maghi” di turno, che “tecnici”. Tutto questo “campionato” è un pessimo esempio di politica; oltretutto il prezzo del biglietto per assisterla è altissimo. Se la politica assomiglia al calcio, è tempo che le squadre indossino nuove “divise” (in francese “devise” significa: motto), un’altra etica, o magari rimarcare nuovamente una delle regole fondamentali scritte esattamente centocinquanta anni fa, nel 1863, anno di fondazione del “football”; è vietato “caricare” l’avversario, in altre parole, abbattere l’avversario in nessun modo. Gioco dunque non di violenza (fisica, o psicologica), ma di abilità, di intelligenza, di rispetto (respicere, in latino, ovvero, volgere lo sguardo all’altro con attenzione); l’etica del “rispetto”, allora, ossia del sapere “guardare” e “vedere” bene in faccia colui che sta come avversario e non invece di correre a testa bassa guardando solo al pallone con il terrore di perderne il possesso, non guardando appunto in faccia a nessuno, ma solo alla propria gloria. Sono passati solo pochi mesi dall’inizio dell’anno. Il campionato è lungo, c’è tempo per vedere tante belle partite.