Vignettopoli
Nel Paese dei Balocchi
Tumore. La parola stessa che mette angoscia. Non hai scampo. Nel momento in cui una diagnosi porta questo risultato, la vita assume la giusta importanza, anche quando sino a ieri, era maltrattata, vituperata, come non fosse nulla di che e si credeva di essere eterni.
E mentre la crisi imperversa e schiaccia la vita di tutti, fiaccando , una volta di più, il potenziale intrinseco che questo Paese ha in sé e che lo porta a misurarsi con il mondo, uscendone sempre vittorioso; i cervelli che si occupano della crisi, viaggiano sottotono rispetto alle belle menti di cui si fregia l’Italia, non riuscendo a realizzare, nell’affannato lavoro di ricerca di balzelli da appioppare a quelli già esistenti, che la “materia prima” per un grande presente ed un straordinario futuro, l’abbiamo proprio in casa nostra.
Come spesso amo sottolineare che ci vorrebbero supereroi per riuscire a sconfiggere l’assurdo assioma in cui si sono infilati i governanti di tutto il mondo oltre che del nostro: “aumentare, un po’ qui e un po’ là”, giusto per non far brutta figura con il colosso di ferro teutonico che dall’alto della sua capacità indiscussa di far quadrare sempre le cose, non manca di redarguire noi poveri italiani che, dalla Germania, siamo sempre attesi al varco.
E’ un tumore questa crisi che non si riesce a combattere, proprio perché ormai, alla gente del Paese reale mancano le forze; si è così incancrenito nella società, da renderne vani gli sforzi miracolosi di chi ancora crede che si possa riuscire a spuntarla. Ripenso a mia madre ed agli sforzi che ha sempre fatto per riuscire a farci stare bene e non farci mancare mai niente. Lei, è una donna di ferro, proprio come lo è stata la Teacher; se avesse avuto solo vent’anni di meno, la convincevo a buttarsi nella politica, appartiene alla generazione del nostro Presidente, di qualche anno più giovane, va da sé che non c’è più il fisico e la testa è stanca ma in quanto a “soluzioni”, come ogni mamma del passato che si rispetti, avrebbe trovato il modus operandi per far rifiorire il nostro Bel Paese.
Ed ecco che il Paese che è un museo a cielo aperto e dovrebbe avere la folla 365 giorni all’anno, giusto per una sbirciatina ai suoi splendori conservati in città storiche e ricche dei più grandi capolavori di altrettanti geni dell’arte, della scienza e della tecnica. La fantasia che nel nostro Paese è un plus valore, è messa costantemente sotto scacco a causa di un vizio di procedura che è proprio di una classe politica che non inventa niente, non ha coraggio di cambiare veramente e di puntare sulle idee, indossa i paraocchi per non vedere il risultato dei tanti aggiustamenti che invece di sanare, impoveriscono e penalizzano ulteriormente Italia e suoi abitanti. Musei stracolmi di opere d’arte dei più grandi maestri che tutto il mondo ci riconosce, costretti a chiudere perché sfavoriti da cattive gestioni delle città e della poca attenzione dello Stato.
Domani cominceremo a venderci i Raffaello e i Giotto, prima ce li fregavano per via delle guerre che hanno dilaniato il nostro territorio che è stato pur sempre ricostruito e fatto rinascere; ora, cominceremo con le svendite per un tozzo di pane e cotto nel forno elettrico, perché in quello a legna l’Europa ha posto il veto: bisogna omologare, uccidere il talento, disperdere le belle menti, uccidere le eccellenze…
Marcello Marchesi, piacevole scrittore sceneggiatore e umorista, coniò, tra i tanti aforismi “Nel loro piccolo, anche le formiche, prima o poi, si incazzano”, chiudere questa chiacchierata con la sua divertente canzonatura, mi sembra il minimo. Onore alle nostre “Eccellenze!”.
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- nicdamiano