Editoriale
IL MONDO AL CONTRARIO
Caro Mondo, prima lanciamo e poi, chiacchieriamo. Una triade di grandi tra le potenze più autorevoli della terra, America, Inghilterra e Francia – con appoggio di Germania e dell’Europa, a causa del decesso di alcune spie sul suolo Britannico e, dall’incontro inaspettato con armi chimiche “importanti” verificatosi nell’atto di aprire la porta di casa. L’attacco di Salisbury, mette in pool position il Premier Theresa May che ottiene attenzione dall’opinione pubblica e fortificato le sue argomentazioni con riferimento alle armi chimiche.
Siamo tornati alla guerra fredda che credevamo ormai morta e sepolta, dove le spie avevano un ruolo rilevante sui destini del Paese/Mondo?
La notte del 13/14 Aprile, ore 22.30, 120 missili Tomawhawk (c’è chi dice 300- ma non ci sono notizie certe al riguardo). I preparativi del raid, han permesso a Macron di mettere in azione e varare i suoi Rapahel, missili da crociera francese, in grado di essere armati con missili Storm Shadow e capaci di colpire, anche senza dover entrare nello spazio aereo nemico-siriano; la Gran Bretagna con i suoi temibili Tornado.
Il Mondo, è stato svegliato dalla notizia dell’attacco a tre obiettivi fondamentali che secondo Macron, è stato necessario, onde evitare il pericolo che potessero propagare per mezzo di attentati, altre sostanze chimiche, pericolose e difficili da individuare; le prove c’erano e, legittimati da Europa e America, forti di una convinzione che non poteva essere disattesa, si è dato il là al raid contro la Siria e ai suoi siti sensibili, perfettamente individuati.
Una volta nel Mondo c’erano i rapporti diplomatici che non permettevano a crisi di questa portata di arrivare ad un punto di non ritorno, si faceva di tutto e di più, affinché le persone potessero sentirsi in sicurezza, per evitare una nuova guerra a livello mondiale.
L’ONU vigilava, prima di spingersi troppo oltre, i caschi blu, intervenivano, poi gli scandali han sotterrato anche loro. Ma un attacco, è un attacco. Non si può e non si deve attivare, prima che la gente sia stata messa al corrente e non, in quattro e quattro otto. Non si può disattendere un Capo di Stato come Putin e non intervenire, fulmineamente a livello diplomatico. Bisogna lavorare diplomaticamente, affinché, chi si mette in testa di utilizzare sostanze chimiche per far del male alla popolazione di qualsiasi stato, è giusto che sia tempestivamente punito ma non prima di aver attivato tutte le opzioni atte a creare il giusto deterrente, affinché uno stato possa essere dissuaso dall’usare strumenti non convenzionali e in modo improprio. Se non esisteva il modo, si doveva trovare. L’opzione raid, doveva essere l’ultima risorsa e dopo le prove esibite, data la gravità, a tutto il mondo.
Dopo l’O.N.U, ecco spuntare dli ispettori dell’OPAC, l’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, che inizieranno oggi, 15 aprile, dopo il raid, le loro verifiche e indagini sul “presunto” uso di armi chimiche a Douma, la principale città della Ghouta orientale, in Siria. La notizia è stata data dal viceministro degli Esteri siriano Ayman Soussan. (fonte web). Secondo gli ultimi lanci di notizie, il raid è perfettamente riuscito, nonostante l’out out di Mosca. A Vladimir Putin, Presidente russo, che non ha ancora digerito il comportamento della terzetto punitivo, visto che dal caso Salisbury, i rapporti con Gran Bretagna e Occidente, si sono incrinati. La corsa al terrore per sconfiggere chi ha portato le armi chimiche su suolo britannico, non è ancora finita. Se la Gran Bretagna è in allarme, anche il Presidente Putin non scherza e si riserva di rispondere adeguatamente alla May. Il caso delle spie russe ha gelato, ma speriamo per poco, i rapporti tra le due nazioni.
Al di là di tutte queste notizie che non ci fanno più dormire la notte, ci domandiamo del come mai il nostro Governo, nella persona di Paolo Gentiloni, anziché telefonare ed essere solidale con il caso delle spie russe, padre e figlia, decedute a causa di un regalo proveniente dalla Russia- si dice- perché non si è profuso, affinché gli sforzi venissero diretti verso la ragionevolezza e non l’isteria, perché non si sia aspettato che l’OPAC, facesse le sue verifiche e perché si sia scavalcato un organismo internazionale come l’ONU che seppur claudicante c’era.
Ci chiediamo del come mai il Presidente della Repubblica Mattarella, lo stesso Gentiloni, non si siano messi nei panni degli italiani che, a causa degli sbarchi indiscriminati, stanno vivendo già una realtà di convivenza difficile; se gli stessi, si siano chiesti che se un giorno Macron, oppure la May, decidessero che l’Italia è diventato un “problema” per il “Parmigiano Reggiano”, quindi, da ritenersi, come Stato, pericoloso per l’Europa, cosa potrebbero fare? Mi scuso con il divin Parmigiano.
Non ci dimentichiamo che siamo l’avamposto dell’Europa, lo dice la Convenzione di Dublino III, firmato dalla Bonino, Ministro degli Esteri di allora nel Governo Letta.