Cinema & Spettacolo
Golden Globe a Patricia Arquette, la Joyce Mitchell di #Escape at Dannemora!
Un giorno la cinquantenne Joyce Mitchell, impiegata come direttrice di sartoria nel penitenziario di massima sicurezza “Clinton Correctional Facility” di Dannemora, decide di dare una svolta alla sua vita. Non si iscrive in palestra, non cambia taglio di capelli e non segue nemmeno uno di quei corsi Yoga tanto in voga, ma allora cosa fa? Joyce decide che il suo matrimonio è noioso e comincia a giocare con il fuoco.
Il compito di Joyce era quello di dirigere la produzione di tute e divise per i penitenziari, distribuendo lavoro e ordini ai detenuti impegnati alle macchine da cucire. Nella sartoria molti detenuti lavorano alla produzione, Joyce si invaghisce di uno di loro, il giovane David Sweat (Paul Dana), con il quale instaura una tresca consumata nel magazzino del medesimo reparto. Un altro detenuto Richard Matt (Benicio del Toro) si accorge della relazione fra i due e comincia anche lui a flirtare con Joyce. Entrambi sono colpevoli di pluri-omicidio e sanno che trascorreranno tutta la loro vita nel penitenziario, ma David e Richard hanno in mente un piano preciso e convincono Joyce a farne parte.
Ben Stiller dirige Patricia Arquette (Oscar 2015 migliore attrice non protagonista, per Boyhood) in Escape at Dannemora, una mini serie televisiva da poco in onda in Italia, che racconta di una stupefacente evasione dal penitenziario di massima sicurezza di Dannemora nello stato di New York, avvenuta nel giugno 2005. Patricia appena premiata con il Golden Globe per la sua performance, interpreta Joyce “Tilly”, appunto la direttrice della sartoria, dimostrando di essere non solo un’attrice bravissima ma anche una trasformista pazzesca, è riuscita ad adattare il suo fisico e le movenze al corpo della reale Joyce Mitchell, tanto che osservando una delle numerose interviste concesse da quest’ultima ( attualmente richiusa in carcere) è molto difficile distinguere la copia dall’originale. Non è solo merito del trucco o del fatto che Patricia si sia rimpinzata di cheeseburger per diventare cicciottella come Joyce, piuttosto è l’emozionalità del suo sguardo rivolto verso la telecamera, a volte violento e pungente, in altri momenti sembra risucchiato nel vuoto di un’ ottusa disperazione.
Intervistata più volte anche dal Today Show, Joyce Mitchell sembra aver compreso i suoi errori “Merito di essere punita per quello che ho fatto” tuttavia esprime la netta convinzione di essere stata vittima di una manipolazione psicologica da parte di David Sweat e Richard Matt : << Richard era gentile con me, mi trattava con rispetto e mi faceva sentire speciale.>> ; Joyce ha ammesso anche la relazione con David verso il quale provava un coinvolgimento di tipo romantico << ero dentro una fantasia, le emozioni che ho provato, mi hanno fatto credere in una nuova vita.>>
La preparazione alla fuga sarebbe durata alcuni anni, Joyce fornì a David e Richard, lame, seghetti, cacciaviti nascondendoli nella carne macinata. Con questi strumenti i due riuscirono a scavare un’apertura nel muro delle rispettive celle collocate al quarto piano, accedendo a una passerella incustodita, da dove cominciarono a esplorare l’edificio dall’interno, nello specifico i condotti delle tubature, da uno di questi riuscirono a scendere al pianterreno. Il piano così architettato prevedeva l’uscita dei due fuggitivi, da un tombino delle fognature collocato al centro di un piccolo incrocio stradale. Joyce avrebbe dovuto attenderli in auto per scappare con loro, destinazione Messico.
La fuga di David Sweat e Richard Matt, ha tenuto davanti allo schermo milioni di americani fino al giorno della cattura di David, mentre l’altro fuggitivo è rimasto ucciso in uno scontro a fuoco ai confini con il Canada. La vicenda quindi si conclude in modo drammatico, così come sono drammatiche le azioni provocate da Joyce verso il marito, il quale è ritratto come uno sfigato succube delle angherie della moglie. Escape at Dannemora, presenta un ritratto spaventoso di Joyce Mitchell completamente dominata da Eros e Thanatos ma felice di esserlo!
Patricia Arquette ha interpretato in modo sublime e terrificante insieme, la Joyce di Dannemora, e intervistata da Showtime, ha confermato quanto sia stato arduo entrare nei panni della protagonista: << quando una persona è così diversa da te e devi diventare il suo personaggio, non è facile capire come fare! La fuga da Dannemora è una storia di relazioni che coinvolge più persone.>>.
Per quanto riguarda la tresca con i due detenuti, Patricia ha le idee chiare : << la relazione con Sweat è qualcosa di sporco ma vissuto come se fosse un amore eterno, Joyce si sentiva con lui una teen-ager, credo che fosse veramente innamorata. Mentre la storia con Richard è più inquietante, Joyce non sempre sa cosa sta facendo con lui, sente che non è la sua vera natura ma pur di essere amata si spinge al di là di cosa è giusto e sbagliato.>>
La regia di Ben Stiller non fa sconti a nessuno: credo che la scelta di presentare la natura crudele ed efferata degli omicidi commessi da David e Richard, solo nella sesta puntata della miniserie, sia dettata dalla necessità di sconvolgere psicologicamente il telespettatore, dimostrando che quei due miti manipolatori, non sono dei bravi ragazzi e non lo saranno mai. Infatti sin dalla prima puntata si ha la sensazione che Joyce sia la vera stronza, anche se è evidente che i due detenuti la stanno fregando, è piuttosto difficile provare antipatia per loro. Tuttavia nella sesta puntata, il regista rompe l’illusione di bontà e i due “eroi-fuggitivi” appaiono per quello che sono… dei “mostri”.