ilmoséArte
FABIO BIX E IL MONDO DELL’ARTE
Fabio Bix è un bravissimo artista che utilizza materiali particolari per creare opere altrettanto singolari ed ecco cosa ci racconta di sé.
Chi è Fabio Bix e come nasce la passione per l’arte?
Bix è pseudonimo che inconsciamente scelsi molti anni fa. Termina con la X, simbolo dell’incognita. Non credo riuscirò mai a risolvere l’enigma che sono – sarebbe forse la fine del tutto? Della spinta? La pace non auspicabile? – ma tutta la parte creativa che ha iniziato a farsi strada verso i miei 30 anni – prima credevo di essere solo razionale – coincide con un percorso di scoperta in primis di me stesso; ed è uscito un Fabio creativo, vulcanico, capace di stupire me stesso ancor prima che gli altri. Nell’esprimermi, quel che ne viene è il disvelamento o la frantumazione di schemi e concetti necessari all’organizzazione e alla coesistenza sociale. L’arte non è per me una passione. Mi è esplosa da dentro. Mi son ritrovato a “fare”. Dapprima tramite la parola scritta (i libri), poi quella agita (il teatro) e infine tramite l’arte visiva, nelle forme e nei materiali più diversi e disparati…
Quali materiali utilizza e perché?
Come accennavo, mi son trovato a sventrare scarpe, in cui ho scoperto dei volti. Con la pastasciutta ho cucinato i disegni che a matita non saprei fare. Con le carte da poker – serie nata dal gioco di parole “c’Arte da gioco” – ho scolpito il vento e dato forme sane all’azzardo. Per un anno ho fotografato scarti sui marciapiedi. Tutte cose che non puoi decidere a priori di fare. Sei come agito da forze che ti precedono e susseguono, ti prescindono. Sapere il perché è come possedere la soluzione all’enigma di cui sopra.
I volti nelle scarpe, gli scarti dei marciapiedi, i fazzoletti di carta in Omnia Alia Sunt
Ogni serie sembra distantissima dalle altre, ma, se osservo con la giusta distanza il percorso iniziato con la manipolazione della parola scritta e via via il riutilizzo in modo creativo di scarpe, pasta, carte da poker o fazzoletti di carta che assurgono a fattezze e dimensioni di sculture marmoree, quel che continuo a fare è decostruire, scardinare, liberare i concetti ingabbiati nelle parole o nelle cose. Per citare Boetti, quel che fa l’artista è rimettere al mondo il mondo, a fronte della necessità di semplificazione e impoverimento esercitata dai media e da noi stessi nel tentativo di arrivare a un comprensibile quieto vivere.
Artisti figurativi ai quali si ispira
Noi contemporanei siamo tutti, inevitabilmente, figli di Duchamp. Ma non mi ispiro a nessuno in particolare. Inconsciamente assorbo da tutto e da tutti, sia verso ciò che mi interessa e a cui appartengo, sia in ciò che rifuggo.
Di che cosa parlano i Suoi libri?
Il primo ha dato voce al me a me sconosciuto e alla gente comune, che vista da vicino non è affatto comune. Il secondo interpellava la letteratura in alcune sue sfaccettature. Il terzo fu il tentativo parzialmente riuscito di far dialogare letteratura e arte; il quarto anche, ma con un bilancio più a favore dell’arte visiva.
Prossimi eventi
Finalista al Premio Paolo VI nell’ambito di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura 2023, altre due o tre cose a cui sto lavorando, fra cui il desiderio di portare al Maxxi L’Aquila un progetto inerente l’Aquila e le zone colpite dai sismi del 2009 e 2016. Il progetto è già stato parzialmente inserito nel 2021 nella Biennale Countless Cities alla Farm Cultural Park di Favara, ma vorrei venisse restituito ai luoghi in cui ho agito. A cui il progetto sento che appartiene. Vedremo…
Leave a comment