Cinema & Spettacolo
L’AMERICAN FICTION DI “THELONIOUS MONK”
Los Angeles. Nella notte degli Oscar, promossi dall’Accademy Award, il premio per la migliore sceneggiatura non originale è andata al bellissimo film American Fiction, stesura adattata per lo schermo da Cord Jefferson. La pellicola, ha messo l’accento su un argomento di vitale importanza, che ultimamente, ha suscitato nuova attenzione dai parte dei cineasta, “il tempo che passa” con la conseguente perdita d’identità e affetti che via via, succedono. Effetti collaterali della senilità.
Il film uscito nel 2023, si basa sul romanzo “Erasure” dello scrittore Percival Everett ed esplora temi profondi, riguardanti la famiglia e i rapporti che in essa si intrecciano, senza mancare di fare un simil verso satirico, ad una società ‘barocca’, mostrante una sottocultura che divora anche le più belle intenzioni artistiche, amplificandone, la nullità di contenuti. L’attore che ha dato forma al personaggio di Monk, è Jeffrey Wright, il protagonista di American Fiction, commedia dai toni drammatici, che si prende gioco del mondo editoriale statunitense, pronto a tutto pur di far soldi.
Ci siamo appassionati al film, perché Ellison, un afroamericano, nato a Boston, professore di tutto rispetto di letteratura inglese, nonché autore lui stesso e riconosciuto con l’appellativo di Monk, diminutivo del suo nome Thelonious. Ellison, rappresenta il disagio che respira e la sua complessa identità culturale, fatte di aspettative, ormai idealizzate, sia razziali, sia artistiche.
Il jazzista di valore, cui si riferisce il nomignolo, aggiunge mistero e rafforza il suo sentire, facendone per lui stesso, un marchio identificativo ad accentuarne, la di lui frustrazione. Ellis, respirando fortemente una società in cui non riesce ad identificarsi, non apprezza e non si sente parte integrante. Non nasconde il suo sentire e ne fa l’egida di un malessere da sempre vissuto, combattendo ogni tipo di stereotipo, volto a convincerlo del contrario.
Stimato docente ma deluso dal modo in cui i suoi studenti seguono le sue lezioni, cammina in parallelo con le sue “limitazioni”, le stesse che il suo editore, gli fa notare, spronandolo a scrivere della società nella quale non ha nessuna intenzione di mischiarsi.
Ma quando la vita, lo coglie di sorpresa, cambiandone inaspettatamente i progetti, naturalmente nati da un via vai, generato dal suo “non vedere” l’insieme, di una realtà cui, anche lui appartiene e il film cambia “verso” .
A piccoli passi ma dal suono “sostenuto”, Monk, comincerà a prendere atto, di una realtà conosciuta ma mai visualizzata nel modo giusto, riscoprendo la sorella che finirà con l’apprezzare per il contributo in seno alla famiglia, anche se troppo tardi. Un infarto la strapperà al fratello, sollevando lo strato di formalismo involontario che lo pervadeva e non aggiungeva niente alle sue convinzioni, di cui, man mano si libererà, permettendogli di comprenderne l’essenza stessa dalla sua prevenzione. La famiglia, è la prima finestra che apre sulla sua vita con una madre sempre più disorientata e instabile, a causa della senilità che avanza. Un fratello con una vita che non aveva mai immaginato, dopo un divorzio e due figli, era diventato gay.
Il seminario letterario, lo ha riportano a casa e risvegliandone l’attenzione di Ellis, su una famiglia, lasciata un po’ ai margini della sua vita. La partecipazione e presenza al seminario, non cattureranno Monk e nemmeno l’autrice di bets sellers, Sinatra Golden, che con “We’s Lives in Da Ghetto,” porta avanti un tam tam, di stereotipi sugli afroamericani. A fronte di tutto questo, dal bisogno di guadagnare di più per aiutare la famiglia, Per contro, Monk, cede alla rabbia artistica, da lui, per troppo tempo implosa. Nasce, con lo pseudonimo di Stagg H. Leigh, un nuovo Monk che confeziona un libro, con tutti gli stereotipi neri che conosce. Un successo senza precedenti e, denaro a gettito continuo. Realtà e finzione, si confondono e vengono in aiuto al protagonista che entra suo malgrado in una realtà che aveva sempre criticato. A questo punto, potrei raccontarvi anche il continuo e il finale ma è così sorprendente, che non posso pensare di togliervi la gioia di scoprirlo da voi. Buona visione con American Fiction
- VIA
- nicdam
Leave a comment