Vignettopoli
LA RETORICA DELLA MORTE
Ciò che sta accadendo dietro la porta di casa nostra e che alimenta la preoccupazione nelle persone, non può essere spiegato in poche parole. Tutti si ergono a paladini della giustizia ma poi, nessuno, tenta di sconfiggere chi, della “morte” ne ha fatto il baluardo di un mercato efferato, che mette sullo stesso piano esseri umani e opere d’arte.
E’ cominciato il commercio al miglior prezzo, di capolavori del genere umano, gli uomini e le loro opere realizzate nei secoli di storia a noi nota ma che sta alimentando il veicolo principe di un business per foraggiare una frangia di terroristi a sostegno di una guerra assurda, in compagnia della strategia del terrore. Azioni che si stanno moltplicando a vista d’cchio e, tra un caffè e una brioches, ne prendiamo atto; sarà però al momento di cenare, che lo spettacolo prenderà maggior forma: probabilmente qualche altro bambino torturato e ucciso, sfilerà davanti alle nostre tavole, giusto per alimentare un po’ la conversazione. Del resto, quando una trasmissione pagata dal servizio pubblico, parla in modo principesco di chi forse, non avrebbe nemmeno dovuto essere ricordato e se a farlo è un bravo giornalista, ecco che la cosa ci impensierisce. Personalmente la considero una notizia, punto e basta. Lo scalpore suscitato però deve essere considerato. Probabilmente, se l’avessero fatta subito, sarebbe rientrata nel can can tributato alla vicenda da tutti i media, il momento scelto è stato sbagliato e ciò che ha scatenato non poteva che essere dato per scontato. Non voglio nemmeno scrivere il nome di chi si è paragonato a Papa e re di Roma, alla fine era solo un anziano e come tutti sappiamo, quando gli anni sono troppi, spetta ai figli o a chi ne fa le veci di tutela, di evitare che i propri congiunti si macchino di ridicolo. Non è stato fatto. Pazienza. Andiamo avanti i problemi sono più urgenti e a noi l’onere di girare canale quando si oltrepassa il limite.
Una volta era il cinema che ci metteva a parte di cosa la morte rappresentava per le persone, di cosa alimentava in loro e scatenava, se ne parlava con un certo timore e deferenza. Le paure ataviche della gente erano messe a dura prova, se la pellicola veniva diretta da cineasti di valore; oggi, non c’è bisogno di andare al cinema, abbiamo tutto e subito sotto casa nostra in un clima burlesque che tanto va di moda come il vintage. Il panorama è in continuo divenire ma chi ci governa, pare affetto da ateleologismo ed il negare le finalità con cui i fenomeni si producono con tanta velocità sotto i nostri occhi, è pericoloso. Il pericolo oggi è diventato una costante.
Facebook, il quadruplicatore dei cattivi istinti, nel giro di pochi anni, ce l’ha fatto capire chiaramente. Anche il suo inventore, se avesse immaginato che le frustrazioni degli uomini, sarebbero state enfatizzate e utilizzate da chi, in queste cose ci sa sguazzare a suo proprio uso e consumo, probabilmente, avrebbe fatto un passo indietro.
Mia nonna diceva che quando c’era un problema si dovevano seguire sempre i soldi, lì si trovava la radice di tutti i mali. Aveva ragione.
La nostra società non più “liquida”, come ci ricorda Baumann, ora è già entrata nel buio abissale del Terzo Millennio e per effetto del denaro voluto ad ogni costo, si sta dissolvendo davanti ai nostri occhi, senza che nessuno si renda ben conto di cosa stia effettivamente succedendo. Siamo in una società ribelle e “gassosa”, un magico intorpidimento delle menti che, possono in questo modo, essere assoggettate alla paura ma che di fatto, sono assuefatte alla stessa.
Si, ci stiamo abituando alla morte. Assistiamo ogni giorno ad eventi che, senza chiederti il permesso entrano nelle nostre case, tra una pubblicità e l’altra. Corpi smembrati e cartoni animati che erano stati proibiti negli anni 80, girano indisturbati in questa libertà propositiva di canali liberi e liberati.
Siamo tutti in pericolo ma nessuno pare accorgersene, proprio perché non siamo più capaci di dare un senso nemmeno alle parole che ascoltiamo o leggiamo, le ingeriamo solamente, come se fosse una bibita dissetante a placare quell’arsura che abbiamo dentro e che ci tormenta e lentamente intacca le nostre identità .
Il condire i discorsi di bei paroloni, al fine di evincere ciò che serve a chi della parola ne fa strumento persuasivo, delle non azioni, la platea che si ha interesse ad ammaliare e convincere ma non per un risultato finale giusto ma per convenienza.
All’alba del nuovo millennio, non esistono vere soluzioni per fermare chi, della retorica della morte ne fa un baluardo per diffondere il suo dominio e non per fermare chi, della morte invece, vive e sopravvive a danno del più debole.
Nessuno si accorge che i bambini sono in serio pericolo e continuano ad esserlo.
Chiedetevi cosa stanno sopportando ora, mentre leggete, tutti quei bambini che sono stati rapiti da orde di terroristi e che troppo impauriti dal clima di terrore in cui versano, sapendo che da un momento all’altro, potrebbero essere crocefissi, uccisi senza pietà sotto gli occhi delle madri.
Putin ha deciso di fare qualcosa. Non importa cosa ma si è mosso. Invece Europa e America, anziché andare a dare un contributo forte al Presidente russo, cosa fanno? Si preoccupano e condiscono di bei discorsi le loro argomentazioni contro l’unico uomo che tenta di portare un valido soccorso a questa povera gente.
Ad un certo punto finiranno di parlare ma sarà troppo tardi. Ci saremo abituati anche noi alla “morte”…della retorica.