Il teatrante
Ambra Angiolini e Matteo Cremon in La guerra dei Roses
San Marino. Domenica 22 ottobre, alle ore 21, al Teatro Nuovo di Dogana, si è aperto il cartellone della Stagione Teatrale 2017/2018 del Teatro ‘La guerra dei Roses’, con Ambra Angiolini e Matteo Cremon diretti da Filippo Dini.
La coppia scoppia? Non è un pretesto banale o il solito cliché, mi riferisco alla vicenda cinematografica de ‘La guerra dei Roses’ nata dalla penna di W. Adler e M. J. Leeson e, magistralmente diretta da Danny De Vito che ha dato vita ad una pellicola della fine degli anni 80, che fece discutere ma è spesso citata per le interessanti dinamiche di coppia, nelle facoltà di Psicologia di tutto il mondo.
Ieri sera, nell’elegante contesto del Nuovo Teatro di San Marino, il talentuoso regista Filippo Dini, nella personale rappresentazione drammaturgica del matrimonio di Barbara e Jonathan, ci ha mostrato il lato vendicativo e tragicomico di due persone disperatamente imprigionate dentro un amore soffocato dall’ego ipertrofico dei partner.
La casa è la struttura portante della narrazione e l’elemento scenico principale, che con la sua maestosità, trionfa sul palco, schiacciando psicologicamente i protagonisti, i quali per questo simbolo di potere e non più di amore (come lo era stato una volta), si mettono letteralmente sul ring, dimenticando le basi fondamentali del rispetto reciproco. La Signora Ambra Angiolini alias Barbara Rose e il Signor Matteo Cremon alias Jonathan Rose, mettono sulla scena due personaggi credibili, isterici, ironici, con una perfezione e un imprinting comico che fa l’occhiolino alle commedie di Billy Wilder.
Barbara è stata l’artefice del successo professionale del marito, la sua “ruffiana” come sottolinea con arguzia più di una volta, si muove come una pantera sul palcoscenico, cancellando l’insicurezza che la contraddistingueva e che la faceva vivere nel riflesso del marito. L’eloquio della protagonista, il ritmo, il tono della voce esprimono quel movimento interiore di chi è consapevole che il momento è arrivato e non si può più tornare indietro. Barbara deve essere violenta, aggressiva quando spiega, anzi urla per l’ennesima volta a Jonathan che non vuole più avere una vita con lui, il tempo della comprensione, durato diciotto anni, è finito. Ne ha piene le scatole.
Il personaggio di Jonathan risplende di carattere e humour nero, nella interpretazione di Matteo Cremon, che non ha nulla da invidiare a Oliver Rose interpretato da Michael Douglas. Jonathan è un uomo complesso, si sente abbandonato è ancora innamorato di una donna che non esiste più, lo sconforto, il sarcasmo e la rabbia prendono il sopravvento e lo scontro diviene inevitabile, anzi indispensabile. Interessante nel primo atto, la scelta di inserire il flash back di quando Jonathan vide Barbara per la prima volta fra gli stand di un mercatino. L’idea di emozionare il pubblico funziona molto bene, così Dini prende i suoi attori e li da’ in pasto al pubblico. Barbara cammina in mezzo alle corsie della platea e interagisce con Jonathan, dalla parte opposta della sala i due studenti universitari si innamorano per la prima volta, coinvolgendo con le loro risate e la presenza fisica, il pubblico che diventa parte integrante della scena e non solo spettatore. Merita almeno un accenno, il ruolo guida degli avvocati (Massimo Cagnina, Emanuela Guaiana) della coppia, rivali per ovvi motivi, fungono da voce narrante e al tempo stesso istigano ciascun partner a sfoderare le loro armi peggiori.
Entusiasmante e dinamica la recitazione, non ti lascia mai un attimo indietro e con un lungo respiro e momenti esilaranti, arriva l’epilogo da brivido. Filippo Dini, è rimasto fedele alla sceneggiatura e non poteva mancare la famosa scena del lampadario: la bravissima Ambra con l’agilità di ‘catwoman’, ripete le gesta di Barbara e dopo una colluttazione con Jonathan sfociata dall’ennesima ripicca, si lancia dal piano di sopra sul corpo del marito, portandosi dietro il lampadario. Una piccola variazione all’epilogo è stata aggiunta e vede i due ex coniugi che si risvegliano all’Inferno, consapevoli di quello che hanno fatto, anche se non sembrano pentiti e la voglia di vincere sull’altro non è scomparsa; l’Ego persevera nelle sue pretese, facendo presagire che i Rose, continueranno a litigare anche nel regno di Lucifero. Mentre le fiamme si avvicinano e un riflesso rosso vivido colora i loro volti, Barbara e Jonathan cominciano a tremare, i loro passi diventano incerti in quella frazione di secondi, giusto pochi istanti prima che cali il sipario, lui le afferra la mano e lei questa volta non la lascia andare.
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