Janeleggedinotte
Il giovane Holden
Al penultimo anno nel College di Pencey, il giovane Holden Caufield con un passato non proprio da studente modello, si fa espellere per via del suo comportamento passivo aggressivo verso lo studio e gli eminenti insegnanti. Intelligente lo è, ma non si applica in tutte le materie come dovrebbe e accumula insufficienze. Il famoso romanzo di J.D. Salinger che fortuna sua, lo ha reso famoso in tutto il pianeta, non parla solo di un ragazzo irresponsabile e svogliato, esso è il manifesto di tutti quelli che osservano il mondo e non si sentono osservati, non sono e non saranno mai capiti dagli altri, e vivono sotto una lente da riflettore che continuano a spostare per non essere centrati perché diciamolo pure, c’è anche chi non si sente tagliato per certe norme sociali e in modo maldestro tenta di inventare delle proprie regole.
Il giovane Holden, racimola il denaro che gli è rimasto, riempie la sua valigia e se ne va verso New York, ha qualche giorno davanti prima che il rettore recapiti alla famiglia Caulfield la comunicazione ufficiale della sua espulsione, quindi decide di spassarsela un po’, a modo suo. Si sente stressato, così evidente dalla frenesia dei suoi pensieri, l’irrequietezza motoria che dilaga in ogni pagina del romanzo, perfino quando tenta di controllarsi, di dare voce alla sua calma interiore, non gli riesce tanto bene poiché qualcosa gli sfugge sempre.
Si agita quando parla con il goffo e impiccione Akley, il compagno di stanza con il quale non riesce a terminare una conversazione in modo decente vuoi perché quest’ultimo non possiede uno spiccato esame di realtà, vuoi perché Holden proietta su di lui la sua insoddisfazione e rabbia per il casino nel quale si è ficcato, ed esprime questa aggressività latente cercando di dominare l’amico con le potenzialità nascoste del suo berretto da caccia. Non un banale berretto per sparare ai cervi, come sostiene Akley svalutandolo, tuttalpiù un berretto per sparare alla gente, lo corregge Holden. Il protagonista non farà del male a nessuno e la sua frase non va certo letta come un desiderio o peggio una volontà di uccidere qualcuno. Finisce per fare a botte con Stradlater, il bullo del corso che pretende da lui un tema di inglese, non curandosi che Holden sia stato buttato fuori dall’istituto poche ore prima. In verità le prende e basta perché lui si limitava solo a parlare, anzi a fare domande nello stile Caufield ovvero “ti faccio parlare che tu lo voglia o no”, un po’ insistente e ossessivo è il protagonista, ma un buono di fondo. La ribellione ingenua del giovane Holden, il modo fantastico di interpretare le persone che lo circondano ce lo fa sentire vicino, il grado di empatia che il lettore prova verso di lui è inevitabilmente elevato.
Questo romanzo racconta la storia di un giovane che sta attraversando una fase depressiva il cui esordio è legato alla tragica morte del fratellino Allie, che Holden non ha di certo elaborato, la matrice familiare ha il suo peso nella vicenda poiché diversi elementi nel testo ci mostrano una famiglia dell’alta borghesia i cui membri sono improntati al successo, come il fratello maggiore D.B. sceneggiatore a Hollywood. L’unico vero legame che Caufield sente e al quale non vuole veramente rinunciare è quello con la sorellina Phoebe.
La vicenda è disseminata di segnali indicanti lo scompenso psicologico di Caufield: i ripetuti fallimenti scolastici, finire coinvolto in risse, scelte impulsive dettate dalle emozioni del momento, progetti di vita campati in aria come allontanarsi dall’ambiente familiare e abbandonare gli studi in modo definitivo per vivere in un bosco sperduto chissà dove. Non che ci sia nulla di male nello scegliere uno stile di vita alternativo, ma nella storia narrata da Salinger, il meccanismo di difesa prevalente è la negazione e l’acting out che dirigono in modo disfunzionale il comportamento del protagonista.
Ho letto tre volte questo romanzo, e ogni tanto lo riprendo e lo rileggo. Il giovane Holden commuove, diverte e insegna, anche se non credo che tutti riescano a entrare nelle corde del protagonista se almeno una volta nella loro vita non hanno vissuto un momento di smarrimento così pervasivo da modificare la percezione delle cose e delle persone che gli ruotano intorno. Le considerazioni di Holden ri-contestualizzate nel momento presente, risultano attuali, vere. Non c’è altro da dire perché questo è un libro che va letto e che anche se lo sto scrivendo solo per ultimo, emerge un grido di libertà. Ma in questa cornice di libertà, dentro il bisogno di non appartenere a niente e a nessuno, si cela la più folle e al medesimo tempo banale delle paure, quella di essere amati.
Al penultimo anno nel College di Pencey, il giovane Holden Caufield con un passato non proprio da studente modello, si fa espellere per via del suo comportamento passivo aggressivo verso lo studio e gli eminenti insegnanti. Intelligente lo è, ma non si applica in tutte le materie come dovrebbe e accumula insufficienze. Il famoso romanzo di J.D. Salinger che fortuna sua, lo ha reso famoso in tutto il pianeta, non parla solo di un ragazzo irresponsabile e svogliato, esso è il manifesto di tutti quelli che osservano il mondo e non si sentono osservati, non sono e non saranno mai capiti dagli altri, e vivono sotto una lente da riflettore che continuano a spostare per non essere centrati perché diciamolo pure, c’è anche chi non si sente tagliato per certe norme sociali e in modo maldestro tenta di inventare delle proprie regole.
Il giovane Holden, racimola il denaro che gli è rimasto, riempie la sua valigia e se ne va verso New York, ha qualche giorno davanti prima che il rettore recapiti alla famiglia Caulfield la comunicazione ufficiale della sua espulsione, quindi decide di spassarsela un po’, a modo suo. Si sente stressato, così evidente dalla frenesia dei suoi pensieri, l’irrequietezza motoria che dilaga in ogni pagina del romanzo, perfino quando tenta di controllarsi, di dare voce alla sua calma interiore, non gli riesce tanto bene poiché qualcosa gli sfugge sempre.
Si agita quando parla con il goffo e impiccione Akley, il compagno di stanza con il quale non riesce a terminare una conversazione in modo decente vuoi perché quest’ultimo non possiede uno spiccato esame di realtà, vuoi perché Holden proietta su di lui la sua insoddisfazione e rabbia per il casino nel quale si è ficcato, ed esprime questa aggressività latente cercando di dominare l’amico con le potenzialità nascoste del suo berretto da caccia. Non un banale berretto per sparare ai cervi, come sostiene Akley svalutandolo, tuttalpiù un berretto per sparare alla gente, lo corregge Holden. Il protagonista non farà del male a nessuno e la sua frase non va certo letta come un desiderio o peggio una volontà di uccidere qualcuno. Finisce per fare a botte con Stradlater, il bullo del corso che pretende da lui un tema di inglese, non curandosi che Holden sia stato buttato fuori dall’istituto poche ore prima. In verità le prende e basta perché lui si limitava solo a parlare, anzi a fare domande nello stile Caufield ovvero “ti faccio parlare che tu lo voglia o no”, un po’ insistente e ossessivo è il protagonista, ma un buono di fondo. La ribellione ingenua del giovane Holden, il modo fantastico di interpretare le persone che lo circondano ce lo fa sentire vicino, il grado di empatia che il lettore prova verso di lui è inevitabilmente elevato.
Questo romanzo racconta la storia di un giovane che sta attraversando una fase depressiva il cui esordio è legato alla tragica morte del fratellino Allie, che Holden non ha di certo elaborato, la matrice familiare ha il suo peso nella vicenda poiché diversi elementi nel testo ci mostrano una famiglia dell’alta borghesia i cui membri sono improntati al successo, come il fratello maggiore D.B. sceneggiatore a Hollywood. L’unico vero legame che Caufield sente e al quale non vuole veramente rinunciare è quello con la sorellina Phoebe.
La vicenda è disseminata di segnali indicanti lo scompenso psicologico di Caufield: i ripetuti fallimenti scolastici, finire coinvolto in risse, scelte impulsive dettate dalle emozioni del momento, progetti di vita campati in aria come allontanarsi dall’ambiente familiare e abbandonare gli studi in modo definitivo per vivere in un bosco sperduto chissà dove. Non che ci sia nulla di male nello scegliere uno stile di vita alternativo, ma nella storia narrata da Salinger, il meccanismo di difesa prevalente è la negazione e l’acting out che dirigono in modo disfunzionale il comportamento del protagonista.
Ho letto tre volte questo romanzo, e ogni tanto lo riprendo e lo rileggo. Il giovane Holden commuove, diverte e insegna, anche se non credo che tutti riescano a entrare nelle corde del protagonista se almeno una volta nella loro vita non hanno vissuto un momento di smarrimento così pervasivo da modificare la percezione delle cose e delle persone che gli ruotano intorno. Le considerazioni di Holden ri-contestualizzate nel momento presente, risultano attuali, vere. Non c’è altro da dire perché questo è un libro che va letto e che anche se lo sto scrivendo solo per ultimo, emerge un grido di libertà. Ma in questa cornice di libertà, dentro il bisogno di non appartenere a niente e a nessuno, si cela la più folle e al medesimo tempo banale delle paure, quella di essere amati.
- VIA
- Nerina Elena
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